Embargo di Putin alla moda italiana, ora tremano anche le imprese della Romagna

Dopo il blocco dell’ortofrutta, da domani parte quello dell’abbigliamento

Vladimir Putin (Afp)

Vladimir Putin (Afp)

Rimini, 31 agosto 2014 - SCATTA a sorpresa l’embargo a moda e tessile. La Russia spaventa anche Rimini e la Romagna. Dove il settore fashion è tra quelli portanti dell’economia, insieme al turismo. Da domani entra in vigore una risoluzione per lo stop all’importazione di calzature, capi d’abbigliamento e pelletteria da Usa e Unione Europea, firmata l’11 agosto dal premier Medvedev. Solo 4 giorni prima Mosca aveva stoppato l’import agroalimentare: formaggi, salumi e prodotti ortofrutticoli. «Per il nostro distretto moda — commenta Maurizio Temeroli, direttore Camera di Commercio — quello russo è diventato il principale mercato. Un embargo esteso sarebbe rovinoso». Per ora la risoluzione del governo di Mosca parla solo di forniture di abbigliamento e tessile legate allo Stato e agli enti russi: un impatto limitato. Ma se la spirale di ritorsioni legate alla crisi e al conflitto in Ucraina continuasse è palese il rischio di un embargo a 360 gradi.

«Per ora il nuovo embargo su calzature e abbigliamento – dice da Mosca Gimmi Baldinini, titolare dell’impero delle scarpe di lusso, con 130 negozi in Russia – è limitato. Se si allargasse, sarebbe un disastro. La Russia è il mio cliente più importante. Sento parlare qui a Mosca anche di un possibile blocco aereo di voli americani ed europei. Speriamo non lo attuino».  «Sin dal manifestarsi della crisi – attacca Massimo Ferretti, presidente di Aeffe Group - abbiamo avviato uno stretto monitoraggio dell’area con aggiornamenti frequenti da parte dei nostri partners commerciali. Per il momento la situazione è sotto controllo anche se suscettibile di evoluzioni».  «Ovviamente auspichiamo quanto prima – conclude - una soluzione positiva del conflitto, sperando che prevalgano le ragioni del buon senso». «Il blocco all’import del settore moda sarebbe una tragedia per noi e per l’Italia – avverte Paolo Gerani, amministratore delegato del Gruppo Gilmar -, è un mercato fondamentale, specie in un momento di stagnazione del mercato europeo. Un embargo esteso sarebbe la fine».