Giuliano
Bonizzato
Trentamila anni fa, una Cro-magnon alta e bella appartenente al genere ‘homo sapiens’, munita di arco, strumento ignoto ai Neandertaliani bassi e brutti che usavano ancora la clava, chiese di entrare nel loro gruppo di caccia. Ci riuscì,
abbattendo un mammut con una freccia piantata in mezzo agli occhi. Ma durò
poco. Qualcuno (o qualcuna) ristabilì i millenari equilibri tribali. Quelli per cui il
gruppo di caccia non poteva disunirsi disputandosi l’amore di una Dea né la Dea
suscitare la reazione delle donne rimaste nella caverna. Solo negli ultimi
cinquanta anni la neo-corteccia frontale ha prevalso sulla paleopsiche annidata
nella parte posteriore del cervello. E quando la novella Cromagnon in carriera
frequenta gruppi di caccia maschili lasciando nella caverna il compagno
impiegato di banca, può anche capitare che a lui, Neanderthal romagnolo, torni a
pulsare la caldaia biologica del paleolitico. E che lei, la ‘sapiens’, diriga le sue
frecce contro il rappresentante di un ‘genere homo’ destinato a scomparire
assieme alla ‘azdora’ del focolare. Già cari miei. Capire cosa cova veramente
dietro i vostri scontri potrebbe aiutarvi a scaricare altrove le antiche pulsioni. Lei,
Neanderthal ex campioncino di basket, allenando magari nel tempo libero una
squadra femminile e lei, Cro-magnon in carriera, decidendo di piantare una
freccia in mezzo agli occhi del suo concorrente al posto di dirigente. Senza
dimenticare che quando il vostro piccolino si sveglia la notte e vi chiama, è
perché nel buio della sua caverna si aggirano ancora le tigri dai denti a
sciabola… Beh, firmate qui. Ci vediamo in Tribunale per il tentativo di
conciliazione. Buon anno, ragazzi.