"Oggi sarei dovuta essere a Parma a dare l’orale del concorso ordinario docenti per la materia che insegno, Economia, avendo superato lo scritto il 29 aprile. A 10 giorni dall’orale, dopo oltre due mesi passati a studiare, anche otto ore al giorno, il Ministero dell’Istruzione si è degnato di comunicarmi che loro hanno sbagliato la correzione di una domanda dello scritto (anzi il correttore automatico!) e, quindi, risulto retrocessa e non più ammessa all’orale. Ci rendiamo conto nelle mani di chi siamo?" E’ lo sfogo durissimo quanto comprensibile che Ivana Rambaldi, 46 anni, una dei tre figli di Ivo, geniale creatore dell’Italia in Miniatura, affida alle pagine dei social. Ma cosa è successo? "Il 29 aprile a Cento di Ferrara ho fatto il concorso per scuola secondaria di secondo grado – racconta Ivana Rambaldi al telefono –. Eravamo 800 su 2.500 che si erano candidati in Emilia Romagna in questa classe quando fu indetto il concorso due anni fa, in piena pandemia. Cinquanta domande a ’risposta aperta’, da scegliere su quattro opzioni. Lo supero. Il 15 giugno mi arriva la convocazione per l’orale: il 19 luglio a Parma. Il 30 giugno per caso, su una chat di insegnanti, leggo che il Ministero sta ricontrollando i punteggi. Solo l’8 luglio mi arriva la mail del Ministero che dice in sostanza ’abbiamo riconteggiato, sei fuori dall’orale’. Poi ho saputo che ci sono stati 21 retrocessi, come me, e 11 ripescati. Che si presenteranno all’orale, altro paradosso, senza aver toccato libro in questi mesi, proprio perché era stato detto loro che erano esclusi. Questo solo per la mia classe di concorso, Scienze economiche. Ma è un caos anche in diverse altre. Ora sia io che gli altri siamo in mano agli avvocati che cercheranno di presentare ricorso".
"Dio solo sa quanto ho studiato nella mia vita – continua Ivana Rambaldi – e quanti esami ho dato (Università, master post-laurea, master 60 cfu per l’insegnamento, C1 inglese, scuola formazione insegnanti yoga, tre anni a insegnare alle superiori...) una vita passata sui libri ma mai sono stata trattata così". Nessuna indulgenza per i responsabili: "Incapaci, non v’è dubbio. Tre anni per formulare 50 quesiti e non riuscire a scriverli in italiano? Poi l’errore lo fanno loro, e il danno è il mio".
Mario Gradara