Rimini, 25 agosto 2023 – “Delirante e infamante", per dirla con la famiglia della vittima, la tiritera della donna ammaliatrice che diabolicamente tenta il pover’uomo e lo provoca con ostinazione fino a farlo capitolare. Soprattutto se la donna è una ragazzina di 14 anni e l’uomo è il suo precettore, un rispettato professore di religione di 52 anni, un membro dei Memores domini di Comunione e Liberazione (laici che fanno voto di castità).
Andrea Davoli – insegnante nei licei di Reggio Emilia, fotografo per hobby – deve rispondere di violenza sessuale. Difeso dall’avvocato Liborio Cataliotti (il noto penalista che tutelò anche Wanna Marchi), davanti al giudice del tribunale di Rimini – il primo rapporto sessuale l’avevano avuto a Viserbella, durante un ritiro spirituale – ha ammesso di avere da mesi una relazione con la giovanissima. Ma non ha pianto. Non si è assunto la piena responsabilità. Ha puntato il dito: "Lei mi ha sedotto e provocato. Non avevo rapporti sessuali da 15 anni e ho ceduto alle sue avances (queste le frasi rese dall’indagato, a lui attribuite e da cui il Resto del Carlino si dissocia, ndr)".
Il giudice deciderà a breve se, come richiesto dalla difesa, Davoli – ora in carcere – potrà beneficiare degli arresti domiciliari. Secondo Cataliotti non c’è pericolo di reiterazione, le due persone non sono più in contatto. Ma la famiglia della vittima non può tacere. "Sono dichiarazioni deliranti e infamanti", fa sapere oggi tramite il proprio legale. "Dichiarazioni di questo tenore, mosse nei confronti di una ragazzina da parte di un uomo adulto, per di più con un ruolo educativo, devono far riflettere. Purtroppo in reati di questo genere è sempre più ricorrente la tendenza a confondere le vittime con gli aggressori. Si ripone comunque massima fiducia nel ruolo della magistratura".
Davoli – cui Comunione e Liberazione e la stessa Diocesi hanno subito revocato ogni incarico – aveva avuto un atteggiamento meno spavaldo, quando il padre della vittima gli telefonò. Era stata la sorella a scoprire l’orrore. Aveva letto una chat rivelatrice sul cellulare della vittima. Da mesi si ripetevano incontri clandestini nei parcheggi. La chat era finita all’attenzione della mamma. E il papà chiamò il professore: "Ti rendi conto che quello che hai fatto è uno stupro?". Il docente si limitò a balbettare: "Sono malato, devo farmi curare". Nel frattempo all’avvocato di Davoli sono arrivate addirittura mail che solidarizzano con l’insegnante.