Rimini, razzismo al ristorante. "C’è chi rifiuta i camerieri di colore"

Dopo il caso della Locanda Malatesta senza clienti "per aver assunto un africano", Callà: "Purtroppo resiste il pregiudizio"

Gaetano Callà

Gaetano Callà

Rimini, 15 marzo 2019 - «Spiace doverlo dire, ma ancor oggi ci sono pregiudizi se in un ristorante, in sala, c’è un dipendente di colore». Gaetano Callà è il presidente della Fipe Confcommercio, e rappresenta i pubblici esercizi nel riminese. Il caso del ristoratore della Locanda Malatesta fa discutere e divide tra chi accusa il titolare di avere sollevato il polverone per farsi pubblicità e chi esprime solidarietà. Riccardo Lanzafame ha raccontato di avere visto i tavoli spopolarsi, settimana dopo settimana, con la clientela locale che mangiava la pizza farsi di nebbia dopo avere messo al forno un ragazzo di colore, ‘promosso’ per le proprie capacità.

Callà, possibile che ancor oggi si verifichino situazioni simili nei nostri ristoranti?

«Faccio una premessa raccontandole l’esperienza che ho avuto nel mio locale nel 1996. Avevo assunto una cameriera di colore, era una ragazza bellissima per altro. Lavorava in sala. Un giorno una coppia mi dice che non voleva essere servita da lei, ma preferiva la cameriera bionda».

Era un’altra epoca, sono trascorsi 23 anni.

«Vero, ma le posso assicurare che ancor oggi ci sono pregiudizi. Sotto certi aspetti non è cambiato molto. Il colore della pelle non deve dare fastidio a nessuno, ma non è così».

Gli stranieri sono ormai una presenza costante nei pubblici esercizi, sarebbero tutti boicottati.

«Non ho statistiche pronte, ma direi che quasi tutti i locali fanno ricorso a lavoratori stranieri, soprattutto i locali nella fascia costiera. Tuttavia parliamo del colore della pelle. Spesso i dipendenti sono impegnati in cucina. Tanti lavorano come lavapiatti, vista anche la difficoltà a trovare chi sia disposto a fare questo tipo di mansione».

Dove vuole arrivare?

«Una cosa è averli all’interno della cucina, un’altra è metterli in sala, al contatto con i clienti. In questo caso i pregiudizi ci sono ancora».

Ha mai più avuto dipendenti di colore?

«Certo, io non mi sono fermato al ‘96, sono andato avanti. Di dipendenti ne ho avuto diversi. Anche oggi ho un bravo ragazzo. Per me non c’è colore, ci sono le capacità. E basandomi su queste, posso dire che ci sono quelli che lavorano meno e chi dimostra di avere volontà e capacità di inserimento».