Rimini, il fratello. "Voglio la verità sulla morte di Riccardo"

Il 29enne rimase ucciso in un cantiere di Riccione il 3 marzo 2009. Ora la famiglia chiede di riaprire il caso: "Troppi dubbi"

Riccardo Baldi morto a 29 anni nel 2009

Riccardo Baldi morto a 29 anni nel 2009

Rimini, 4 giugno 2019 - Nessuno, quel 3 marzo del 2009, aveva visto morire Riccardo Baldi. Riccardo aveva 29 anni e viveva a Gabicce con la famiglia. Era proprietario di una betoniera e quel giorno stava lavorando in un cantiere di Riccione, quando gli altri operai l’aveva trovato steso a terra, senza vita. Non c’erano stati testimoni all’infortunio, e si era detto subito che era precipitato dalla betoniera. Ma l’autopsia e le indagini della Medicina del lavoro avevano smentito: Riccardo era stato schiacciato tra due mezzi, il suo e probabilmente la gru vicina che si stava muovendo in senso antiorario. Alla sbarra per omicidio colposo erano finite cinque persone e tre società. Ma nel 2016 il processo si era concluso con un’assoluzione per tutti, ‘perchè il fatto non sussiste’. Anche in sede civile, la famiglia ha perso la causa e ora sono in Appello. Il fratello di Riccardo, Christian, non si è mai rassegnato. In quella tragedia ci sono troppe domande che non hanno avuto risposta, come i vestiti di Riccardo che sono spariti e che nessuno ha mai analizzato. Del suo caso si sta occupando ora anche ‘Chi l’ha visto?’».

Christian, cos’è questa storia dei vestiti?

«Di mio fratello mi hanno restituito solo lo zaino e il cellulare, ma non gli abiti. Credevo che li avessero tenuti perchè servivano agli investigatori. Poi due anni fa, poco prima della fine del processo penale, i periti della difesa avevano detto quella frase che mi aveva fatto cadere il mondo addosso».

Quale?

«Hanno detto ‘certo se ci fossero stati i vestiti...’. Insomma, gli abiti indossati da Riccardo quando è successa la tragedia sarebbero stati determinanti per confermare che era morto schiacciato tra due mezzi. Anche se il medico legale e il perito del giudice l’avevano già sostenuto. Sono arrabbiato, molto arrabbiato».

E dove sono finiti quegli abiti?

«Non lo so, non sono mai stati restituiti alla famiglia. A quel punto li ho cercati, ma nessuno mi ha saputo dare una risposta, mi sono rivolto a tutti, ma niente. Dove sono finiti? E perchè nessuno li ha analizzati se erano così importanti? Perchè nessuno li ha chiesti? Non voglio incolpare nessuno, ma nella morte di mio fratello mancano ancora troppi pezzi».

Ma il processo penale si è chiuso con un’assoluzione...

«Lo so, ma non mi spiego il perchè. I periti erano stati chiari: Riccardo era morto schiacciato. L’ultima persona che l’aveva visto, ha notato che era poco più di 50 cm da terra. Invece le lesioni che mio fratello ha riportato erano devastanti, era massacrato come, appunto, una persona che viene schiacciata».

Anche il primo processo civile si è chiuso senza ‘colpevoli’. Perchè?

«Non è a me che dovete chiederlo. Non c’erano testimoni e anche lì è stata accredita l’ipotesi della caduta, e ognuno si è pagato le sue spese. Ma io non ho nessuna intenzione di arrendermi».

Cosa farà?

«Voglio la verità voglio riempire le troppe lacune che ancora ci sono, voglio giustizia per mio fratello. Adorava il suo lavoro ed era poco più di un ragazzo. La sua morte ha cambiato tutta la nostra vita. E voglio risolvere il ‘giallo’ di quei vestiti a tutti i costi. Per questo sono andato a ‘Chi l’ha visto?’. Dopo la trasmissione, moltissime persone ci hanno dato la loro solidarietò, e di questo li ringrazio».