Rifiutano turni al Pronto soccorso: tagliati gli stipendi

Sei dottori puniti, lo Snami insorge: "Il servizio era extra e su base volontaria, siamo pronti a non salire più sull’ambulanza"

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Novecento euro in meno di stipendio, solo perché "si sono rifiutati di fare quello che non erano obbligati a fare". Sono su tutte le furie i medici del 118 di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena, dopo il taglio alle buste paga imposto dall’Ausl Romagna a 6 di loro. ’Colpevoli’, per l’azienda, di non aver voluto fare i turni extra al Pronto soccorso, sempre più in affanno a causa della carenza di personale. "Un atteggiamento folle e vessatorio", tuona Roberto Pieralli, presidente regionale dello Snami (il sindacato nazionale autonomo dei medici). Che annuncia battaglia, chiede le dimissioni del direttore generale dell’Ausl Tiziano Carradori e lo avverte: "Tutti e 45 i medici del 118 in Romagna sono pronti a firmare una lettera di rinuncia al lavoro in Pronto soccorso", e a non salire più sulle ambulanze.

Il caso è stato sollevato ieri dallo Snami, dopo che i medici hanno ricevuto le buste paga. Per 6 di loro l’amara sorpresa: l’Ausl ha tolto 900 euro dallo stipendio, per non aver prestato servizio in Pronto soccorso. Eppure il contratto prevede che medici del 118 "si rendano disponibili, a richiesta dell’Ausl su base volontaria, a turni in orario aggiuntivo o convenzionale nei punti di Primo intervento e Pronto soccorso". Ma l’accordo "è appunto su base volontaria". Per Pieralli si tratta "di un’interpretazione folle" da parte dell’Ausl, riuscita a creare in questo modo "un casino fotonico". "Da anni l’Ausl Romagna utilizza personale medico con contratti da 30mila eurono, risparmiandone così centinaia di migliaia", continua Pieralli. Se "la risposta dell’azienda è che i Pronto soccorso vanno tenuti aperti, li chiudano pure", visto che "i medici del 118 guadagnano come la guardia medica, e l’Ausl vuole che lavorino senza titolo in Pronto soccorso".