Riminesi schiacciati dall’inflazione Stangata da 3mila euro a famiglia

Indice stabile a febbraio, ma la nostra città è la 13esima più cara secondo il report dell’Unione consumatori. A dare ossigeno alle finanze c’è la flessione tendenziale delle bollette, con un risparmio del 12%. .

Il carovita non dà tregua ai riminesi. Febbraio, è vero, ha visto rallentare, seppur di poco, la corsa dell’inflazione: l’aumento dei prezzi al consumo su base mensile è rimasto contenuto entro lo 0,2% (9,1% su base annua, contro il 10% del mese precedente). Una tregua momentanea, che tuttavia sembra destinata a non portare particolare sollievo alle tasche di chi vive a Rimini. La nostra città si piazza infatti al 13esimo posto nella classifica, elaborata dall’Unione nazionale dei consumatori, dei capoluoghi di Regione e città più care in termini di spesa aggiuntiva annua.

A causa della continua rincorsa dei prezzi, secondo le stime basate sui dati diffusi dall’Istat nei giorni scorsi, una famiglia riminese composta da tre persone negli utimi dodici mesi ha perso una cifra che si aggira attorno 2.680 euro, con un tasso di inflazione annua dell’8,8%.

Rimini è in buona compagnia, visto che nelle prime posizioni della classifica figurano altre tre città dell’Emilia Romagna: Ravenna (al terzo posto), Modena (al sesto) e Bologna (al settimo). A guidare la top ten è però Bolzano, dove l’inflazione su base annua si è attestata intorno al 9,3%, con una maggiore spesa aggiuntiva per una famiglia formata da tre persone pari a 3.261 euro. Alle spalle di Bolzano, si piazzano Milano e, appunto, Ravenna.

A portare una boccata di ossigeno ai portafogli, nel mese di febbraio, è stata la flessione su base tendenziale delle bollette energetiche (da -12% a -16,4% per quanto riguarda il settore regolamentato). Il risparmio per i consumatori è stato però in parte ridimensionato dal balzo in avanti registrato dai prezzi dei generi alimentari lavorati (da +14,9% a 15,5%) e non lavorati (da +8% a +8,7%), così come dai prezzi dei servizi ricreativi, culturali e dedicati alla cura della persona (da +5,5% a +6,1%) e dei servizi connessi all’ambito dei trasporti (da +5,9% a +6,4%). Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +14,1% a +12,4%), mentre al contrario si accentua quella relativa ai servizi (da +4,2% a +4,4%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -8,0 punti percentuali, da -9,9 di gennaio.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e dell’8,9% su base annua. I prezzi dei beni per la cura della casa e della persona registrano un’accelerazione in termini tendenziali (da +12,0% a +12,7%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rimangono pressoché stabili (da +8,9% a +9,0%).

Lorenzo Muccioli