
È stata una vera festa. Iniziata al teatro Galli, proseguita in piazza Malatesta sulle note di Romagna mia (nella versione di Federico Mecozzi). Migliaia di persone hanno ’accompagnato’ la cerimonia ufficiale per la candidatura di Rimini a capitale italiana della cultura del 2026.
Al Galli il momento più istituzionale. Qui, dove tutto era cominciato ad aprile, è stato illustrato il dossier della candidatura. Sul palco, con il sindaco Jamil Sadegholvaad, anche il primo cittadino di Lugo Davide Ranalli, gli assessori alla cultura Fabio Sbaraglia (di Ravenna), Carlo Verona (Cesena) e Valerio Melandri (Forlì) e Mauro Felicori, assessore regionale alla cultura, per testimoniare che l’Emilia Romagna fa il tifo per Rimini. "La Regione è al fianco di Rimini in questo viaggio – assicura Felicori – Questa candidatura che unisce tutta la Romagna a Rimini è un forte simbolo di rinascita, sovrasta le avversità e può rappresentare una vera occasione per tutto il territorio romagnolo e l’intera regione".
Dopo l’incontro al Galli, la festa è esplosa nelle piazze tra concerti, visite guidate e tanti eventi. Otre 1.500 persone hanno visitato il teatro Galli (dopo la cerimonia), altrettante il museo della Città e la domus del chirurgo. "Non sappiamo come andrà a finire la competizione – dice Sadegholvaad il giorno dopo – Ma di una cosa sono già certo: vedere il Galli così pieno per la presentazione del dossier, condividere il palco con gli amministratori della Romagna, uscire e trovare tutte quelle persone in centro, vederle cantare e ballare... è stata già una vittoria". La concorrenza per Rimini sarà agguerrita: tra le 16 candidature pervenute al ministero ci sono quelle di L’Aquila, Lucca, Treviso.
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