Rimini perderà 2.500 lavoratori entro il 2030

Il calo demografico incide sull’occupazione. Ma qui gli effetti sono meno marcati: la nostra provincia in controtendenza tra i giovani

Migration

Un pericoloso calo della forza lavoro entro il 2030 dovuto all’invecchiamento della popolazione, legato anche a calo delle nascite e trend migratori. Calo che si manifesta in maniera differente nei 107 territori provinciali del Paese: Rimini sta ‘meno peggio’ di altri, ma nel giro di 8 anni verranno a mancare almeno 2.500 occupabili, in particolare persone tra i 30 e i 63 anni. È la fotografia scattata dall’Istat ed elaborata dal Sole 24 Ore. Rimini, tra le aree provinciali, occupa gli ultimi posti della statistica, con una stima appunto di oltre 2.500 persone in età lavorativa in meno rispetto ad oggi, equivalente ad una percentuale di -1,2. Un dato che è distinto da un +7,1%, per la fascia d’età della popolazione più giovane, dai 15 ai 29 anni, e un -3,6% per il lavoratori dai 30 ai 64 anni. "Il calo demografico ha dinamiche complesse – osserva Alessandro Pesaresi, presidente della delegazione riminese di Confindustria Romagna –. Ma avere un territorio che offre una qualità di vita migliore di altri è fondamentale. Le aziende del sistema confindustriale devono saper offrire un percorso formativo e lavorativo: a Rimini vivi bene, e hai formazione. Oggi il sistema industriale è un po’ abbandonato a livello centrale. Non parlo di contributi, ma di premialità. Ad esempio, se un’azienda può inserire 10 figure l’anno, deve poter accedere a contratti di lavoro più snelli. Il Jobs Act andava in quella direzione. Oggi c’è l’apprendistato, serve qualcosa di più".

"Si tratta di un fenomeno nazionale drastico – afferma Kristian Gianfreda, assessore ai servizi sociali – ampiamente previsto. È chiaro che esso comincerà a incidere sulla produzione di beni e servizi ma anche su altre sfere delle dinamiche sociali legate a natalità e flussi migratori. Rimini sta tenendo meglio rispetto ad altri soprattutto per la fascia dei più giovani, grazie ai servizi che offre tutto il territorio, al dinamismo imprenditoriale e al cambiamento che in questi ultimi anni si è saputo mettere in campo". Gianfreda ricorda servizi erogati "su diversi piani: da quello sanitario al sociale, dal tessuto economico a quello scolastico". Non basta: "La trasformazione deve andare avanti per continuare ad essere attrattivi. Ma questo processo da solo non può bastare. Sulla natalità il discorso è molto più ampio e incide su lavoro, welfare, politiche migratorie e cultura. Anche dal punto di vista locale il ruolo e il contributo può essere svolto attivamente: indispensabile incentivare i servizi sia per l’infanzia che per l’autosufficienza degli anziani. Così come non secondaria è e sarà la capacità di attrarre nuovi investimenti e dunque nuovo lavoro, con la semplificazione amministrativa e la ricchezza dei servizi che sapremo offrire come pubblica istituzione".

Mario Gradara