
Il suo fascino è rimasto intatto. Gli anni non lo hanno sbiadito. Il latino ha retto al tempo e alla storia. La lingua degli antichi romani, pur vantando una tradizione culturale millenaria, sopravvive però oggi soltanto in qualche istituto superiore. Non si discute sui meriti educativi del latino, sui valori perenni del mondo classico, sulla necessità di salvare la tradizione umanistica. Su questi principi tutte le persone ragionevoli sono d’accordo. L’incertezza riguarda un problema molto più circoscritto: a chi, quando, come, bisognerebbe insegnare il latino alle medie? Ci si lamenta, ed a ragione, che troppi ragazzi (ed adulti, magari laureati) non sappiano scrivere correttamente in italiano: non sarebbe più utile dedicare più ore all’insegnamento della nostra lingua, piuttosto che pensare al latino? L‘Italia è l’unico Paese europeo in cui la lingua nazionale è insegnata solo, almeno nominalmente, alle elementari e alle medie inferiori. E’ assurdo voler fare degli italiani una nazione di latinisti e non è vero che soltanto le lingue morte abbiano un valore formativo. Ma l’educazione classica conserverà sempre un’indiscussa validità culturale, morale e persino pratica.