"Ristoranti chiusi a Natale e Santo Stefano? Un disastro"

Confcommercio e operatori auspicano il ritorno alla zona gialla per l’Emilia Romagna, e chiedono "apertura dei locali fino alle 22"

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"Se la nostra regione torna zona gialla per i ristoranti sarà una boccata d’ossigeno parziale, ma preziosa, perché almeno oltre all’asporto, che fanno in pochi, potrebbero riaprire almeno a pranzo. Idem i bar. Un disastro invece se il governo dice stop alla ristorazione a Natale e Santo Stefano: il servizio si potrebbe fare in piena sicurezza, dando alle imprese una possibilità in più di sopravvivere". E’ il quadro che fa il presidente di Confcommercio, Gianni Indino, alla luce del possibile cambio di colore per l’Emilia Romagna dal 4 dicembre, dopo la riapertura dei negozi alla domenica. "Lo stop a Natale e Santo Stefano per noi è inspiegabile, anche dal punto di vista della sicurezza – insiste Indino –; per contro, si tratta di giornate dove le aziende avrebbero potuto non certo arricchirsi, ma almeno fare incassi per pagare bollette e fornitori. Non dico le tasse, quella è un’altra partita". Dubbi anche sul ritorno al pranzo di mezzogiorno: "Il beneficio è minimo, e non c’è traino per il commercio, i negozi dei centro storici restano deserti. Sarebbe meglio far lavorare alla sera fino alle 22 i ristoranti e i bar, sempre in sicurezza e con i dispositivi già acquistati, e il distanziamento tra i tavoli. Va punito chi sbaglia, non un’intera categoria".

"Bene se torniamo zona gialla – fa eco Maurizio De Luca, ristorante Lo Zodiaco – ma la vera boccata d’ossigeno per il nostro settore sarebbe dare la possibilità di lavorare anche alla sera, fino alle 22 o alle 23, nel rispetto delle indicazioni del Dpcm, come sempre è avvenuto. L’alternativa è far chiudere tutti, altrimenti non si capisce perché viene penalizzata la nostra categoria, insieme a poche altre. Stesso discorso per il pranzo di Natale e quello di Santo Stefano: sono momenti importantissimi per la ristorazione". Particolare non trascurabile: negli alberghi, a beneficio esclusivo della propria clientela, i pranzi ’tradizionali’, con i distanziamenti tra tavoli, si potranno fare. "Se si riapre a pranzo come Bounty ci adatteremo come sempre – dice Giuliano Lanzetti –, anche se il nostro è un locale serale e notturno. Sono comunque palliativi, un brodino caldo. Ho 50 dipendenti in cassa integrazione. Mi viene da dire, se bisogna fare sul serio, si chiuda davvero per un mese, e poi si torni a far lavorare a pieno regime, sempre in sicurezza. Natale e Capodanno? Il governo dica cosa vuole fare, ma non una settimana prima, servono due mesi per preparare eventi di quel tipo".

Mario Gradara