"Rombo di tuono e Faber, i miei due ’amici fragili’"

Federico Buffa domani sera porta in scena al teatro Galli l’incontro tra Fabrizio De Andrè e Gigi Riva: "Due attaccanti che hanno giocato in difesa

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Due rivoluzionari con molte di cose in comune. Sono Gigi Riva e Fabrizio De Andrè, gli ‘Amici Fragili’ che il giornalista Federico Buffa porta in scena domani sera al teatro Galli (ore 21). La storia di un incontro, di due uomini solo apparentemente molto diversi, che si svelano nell’arco di una nottata. Da una parte uno tra i più apprezzati cantautori italiani, dall’altra il talento puro dello sport. Faber e Rombo di tuono, narrati come solo Buffa sa fare, il giornalista che ha fatto dello storytelling sportivo un’arte. Due leggende che si sono incrociate solo una volta, quasi 53 anni fa, dando vita ad un incontro che oggi diventa teatro.

De Andrè e Gigi Riva sono personaggi non così diversi tra loro.

"Con Marco Caronna, che ha scritto con me lo spettacolo, ci siamo subito domandati in cosa queste due figure apparentemente così lontane potessero essere così vicine, quasi sovrapposte: sia Riva che De André sono due grandi attaccanti che nella vita hanno giocato in difesa. Forti nell’espressione l’uno del gesto atletico, l’altro della poesia, ma entrambi così fragili e alla ricerca perpetua di una solitudine pacificatoria".

La fragilità per lei è un pregio o un difetto?

"La fragilità ha pregi e difetti, si può attraversarla per conoscerla e trovarsi esposti, vulnerabili, spesso arricchiti. A volte resta lì nascosta, nei silenzi, nel fumo, in un bicchiere di Glen Grant, come ci siamo immaginati sia accaduto tra Riva e De Andrè". Cosa le ha colpito di più dei due?

"Sono introversi, sembra quasi vivano alla ricerca di una via di fuga, e invece trovano sfogo per i loro tormenti ognuno eccellendo in quello che la vita li ha portati a fare".

La forza dei suoi racconti è quella di individuare nelle storie, curiosità o particolarità sconosciute. In questo rapporto quanto è davvero successo e quanto è stato riscritto?

"La forza sta nel cristallizzare quell’incontro così come realmente avvenuto e da lì partire a delineare storie e tratti in comune: attraverso le mie parole e le musiche dal vivo di Caronna e Alessandro Nidi".

Quanto e come può raccontare la verità un giornalista oggi?

"Non saprei. Io non mi sono mai occupato di politica, storia o costume. Lì ci vogliono i giornalisti veri. Io mi sono occupato sempre di basket, uno sport esatto dove la verità è già insita nel risultato".

Quale personaggio vorrebbe portare a teatro?

"Il Trinche Carlovich, leggenda del futbol argentino, mancato lo scorso anno poche ore dopo aver conosciuto Maradona. Uno spettacolo sarebbe già stato allestito ma è perso in qualche cassetto...".

Non si trova su Facebook, Instagram, Twitter. Perché questa scelta?

"Una società costruita sui like credo non sia la più adatta alle mie caratteristiche. I miei social si limitano a YouTube. Vecchi film, documentari sportivi".

È legato a Rimini?

"Alla Romagna. C’è tutto quello che mi attrae. Una casa sulle colline sopra Riccione come quella di Diego Abatantuono sarebbe un mezzo sogno".

Rita Celli