Rimini, lo rianima dopo l'incidente: "Voglio incontrare il mio angelo"

Parla il 48enne di Villa Verucchio colpito da infarto: a rianimarlo un volontario della Croce rossa di 21 anni

Salvatore Para, 48 anni

Salvatore Para, 48 anni

Rimini, 25 giugno 2022 - Salvatore Para non ha dubbi: si sente un miracolato. "Ho visto la morte in faccia. Se sono ancora vivo, è tutto merito di quel ragazzo e del suo coraggio". Il ragazzo in questione si chiama Andrea Castaldo, ha 21 anni, abita a Santarcangelo ed è un volontario della Croce rossa di Rimini da meno di un anno. È stato lui, mercoledì scorso, a salvare la vita di Para, che di anni ne ha invece 48 e abita a Villa Verucchio, impugnando il defibrillatore semiautomatico e facendo partire due scariche che alla fine hanno fatto ripartire il cuore dell’uomo. Para si trova ancora ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Rimini. Si sta riprendendo e presto verrà trasferito in un altro reparto, ma ricorda poco o nulla della sera in cui è stato colpito da un infarto.

"Ero al volante della macchina, verso le 23, e a fianco a me sul sedile del passeggero c’era la mia compagna, Katiuscia. A un certo punto ho sentito le forze che mi abbandonavano. Ho fatto appena in tempo a rallentare, prima che la macchina finisse per schiantarsi contro i gradini del piazzale della chiesa di Santa Giustina. La mia compagna è stata bravissima: ha tirato il freno, evitando così che facessimo un brutto incidente. A quel punto ho perso conoscenza, non so cosa sia successo dopo. Quando ho riaperto gli occhi, mi avevano già caricato sull’ambulanza e stavamo andando in pronto soccorso". Fondamentale proprio l’intervento di Andrea Castaldo, che stava passando di lì di ritorno dal lavoro, e che senza perdere tempo si è fermato per vedere cosa stava succedendo.

"Anche io ho frequentato i corsi della Croce rossa e so bene che c’è una differenza enorme tra la teoria e la pratica: un conto è studiare le manovre di rianimazione, un altro metterle in atto in una situazione di emergenza – prosegue Para – Quel ragazzo ha dimostrato coraggio e un sangue freddo eccezionali: non tutti sarebbero stati in grado di maneggiare in quel modo il defibrillatore, figuriamoci un ragazzo di soli ventuno anni che tra l’altro è volontario della Croce rossa solo da poco tempo. È la prima volta, in vita mia, che ho dei problemi di cuore: lo spavento è stato grande e sono felice che il peggio sia passato".

tutto merito di Andrea – conclude il 48enne – se ho potuto riabbracciare mio figlio di 13 anni. Mi sentirò eternamente debitore nei confronti di quel giovane. Spero di poterlo incontrare, una volta che sarò stato dimesso dall’ospedale. Gli ho già scritto un messaggio: voglio stringergli la mano e ringraziarlo di persona".