SCUOLA MEDIA PANZINI, BELLARIA

Con l’arrivo dei talebani vivono segregate in casa: non possono lavorare, studiare o uscire

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Avevano appena tagliato traguardi altissimi: tante donne afghane erano impiegate, svolgevano lavori gratificanti e tantissime studentesse avevano molti sogni da realizzare. Fino a quando non è tornata la guerriglia a spargere il terrore e a minacciare i diritti e la libertà della popolazione femminile.

Da quando i talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan, le donne sono a casa, costrette a indossare il velo, se non il burqa, pena violenze e frustate. Non possono svolgere nessuna attività fuori dalle mura domestiche se non accompagnate da un Mahram, che è o il padre, oppure il fratello o il marito.

Non possono guidare, andare in moto oppure in bici, praticare sport; alle ragazze non è permesso studiare in scuole, università o strutture educative. Così Samira Hamidi, attivista per l’Afghanistan di Amnesty International: "È il peggior incubo possibile per le donne e per le ragazze afghane che si sono viste strappare via definitivamente il futuro".

L’unica speranza di continuare a studiare ora è costituita dalle scuole clandestine. Dall’arrivo dei talebani, infatti, alcune famiglie si sono organizzate con insegnanti disposti a rischiare la vita per continuare a istruire le ragazze. Si sono formate classi negli scantinati di Kabul, con porte e finestre sigillate per non dare nell’occhio; invece nelle zone rurali si accetta passivamente il ritorno della ’tradizione’.

Ma le donne non fanno nulla per contrastare tutto questo? Sì, con coraggio cercano di avversare i provvedimenti dei talebani, con il rischio di essere minacciate costantemente, di essere arrestate o decapitate. Sono donne come Zafira Ghafari, prima cittadina di Maidanshar, tra le poche donne afghane ad essere stata nominata sindaco e a cui è stato ammazzato il padre per costringerla alle dimissioni. Ma tantissime altre donne si battono piegate da fame, crisi economica, assenza di diritti e di prospettive. Dozzine di afghane manifestano in piazza a Kabul, ma vengono minacciate e disperse dagli spari dei talebani; altre agiscono online con campagne, messaggi e hashtag. In tanti sottovalutano tale reltà perché non tocca i nostri confini, ma la comunità internazionale potrebbe fare molto esercitando la pressione necessaria affinché alle donne di questo Paese possano essere garantiti i propri diritti.

L. Tittarelli III A