
I manifesti di una vecchia campagna
La giunta comunale di Rimini ha approvato nella giornata di ieri un provvedimento che nega l’autorizzazione all’affissione di cento manifesti richiesti dall’associazione "Pro Vita & Famiglia Onlus", in collaborazione con l’associazione culturale San Michele Arcangelo. I manifesti, parte della campagna nazionale "Mio figlio no - Scuole libere dal gender", sono stati ritenuti non conformi alla normativa vigente e potenzialmente lesivi della dignita’ delle persone, in particolare per i contenuti rivolti a bambini e adolescenti. Lo rende noto l’ente.
Il diniego si fonda su una valutazione articolata che ha evidenziato come il messaggio veicolato dai manifesti sarebbe in contrasto con il rispetto della dignita’ individuale e collettiva, risultando "non rispettoso della dignita’ della persona in tutte le sue forme ed espressioni". In particolare, il contenuto del manifesto e il sito internet ad esso collegato, accessibile tramite codice QR, sono stati giudicati "fuorvianti, ingannevoli e discriminatori" nei confronti dell’identita’ di genere, alimentando una narrazione conflittuale basata su una presunta "battaglia contro l’ideologia gender" nelle scuole.
Il Comune ha sottolineato che tali contenuti, oltre a poter generare tensioni e incomprensioni, sono anche in violazione delle norme del codice di autodisciplina della comunicazione commerciale, che vieta espressamente ogni forma di discriminazione, inclusa quella di genere. Inoltre, il regolamento comunale per la pubblicita’ vieta l’affissione di messaggi ingannevoli o ambigui, con particolare attenzione a quelli rivolti a minori di 12 anni e agli adolescenti.
Un provvedimento analogo risale allo scorso aprile, quando il Comune aveva vietato l’affissione di manifesti ritraenti la faccia del presidente americano Donald Trump accompagnata dall’invito a seguire il suo esempio nella battaglia contro l’ideologia gender. Marco Croatti, senatore del M5s, ha definito "intollerabile la promozione di messaggi violenti, retrogradi, discriminatori rivolti ai giovani: su questo tema ribadisco la necessità di promuovere strumenti di prevenzione e di educazione affettiva". L’ex consigliere regionale Matteo Montevecchi attacca invece l’amministrazione riminese. "Non è la prima volta che i democratici si comportano così, censurando tutto ciò che non è conforme al loro pensiero unico".