Rimini, segregata dal marito in garage per 6 anni. "Italiani infedeli"

"Non devi vederli", la donna ha rischiato di soffocare con la figlia in una stanza di tre metri per due senza finestre

Botte e violenze

Botte e violenze

Rimini, 1 luglio 2018 - «Gli italiani sono tutti degli infedeli». Tanto bastava al marito tunisino per segregare in casa la moglie, mentre lui si giocava tutti i soldi alle slot machine. Lei c’è rimasta per sei anni a suon di botte, fino a quando l’altro pomeriggio ha chiesto aiuto ai carabinieri. L’aveva rinchiusa in quella specie di garage dove vivono, insieme alla figlioletta di pochi mesi. Un buco di tre metri per due senza finestre, quando i militari sono arrivati non c’era quasi più aria. Solo in quel momento la 34enne si è decisa a denunciarlo, e ora lei e la bimba sono nascoste in una struttura protetta. Una voce disperata quella che venerdì pomeriggio chiama il 112 da un residence del lungomare. Quando la pattuglia arriva, si trova di fronte a un locale basso e piccolissimo, chiuso da una serranda elettronica.

Non ci sono finestre, né qualsiasi altra cosa che porti aria all’interno. La serranda è stata rotta e il meccanismo bloccato. All’interno ci sono una donna e la figlioletta, il caldo è insopportabile e lei sta cominciando a sentirsi male. I militari decidono di non perdere tempo e a suon di calci riescono a distruggere la serranda e a liberare le ‘prigioniere’. Mamma e figlia vengono soccorse, poi la svolta. La tunisina decide di liberarsi del marito-padrone: è pronta a denunciarlo. E racconta di quella che è stata la sua vita da quando è arrivata nel nostro Paese, sei anni fa. Il marito, 38 anni, le proibisce di avere una vita sociale. Niente amici diceva, «gli italiani sono tutti degli infedeli». Non può uscire di casa, tranne quelle poche ore alla settimana in cui si degna di portarla fuori. Soldi pochissimi, soprattutto negli ultimi mesi, lui non lavora e si sta ‘mangiando’ in slot machine quei pochi risparmi che la moglie è riuscita a mettere da parte.

Ogni giorno le chiede quattrini, indifferente anche alla figlioletta, e se qualcosa non gli sta bene sono schiaffi e pugni. Quella mattina lui aveva preteso altri soldi, quindi era uscito per rientrare solo nel pomeriggio ancora più arrabbiato, e l’aveva pestata. Se n’era andato di nuovo e quando era tornato lei non gli aveva aperto, sicura che le avrebbe prese. In preda alla furia, l’uomo aveva scassato il meccanismo della serranda, murandola dentro con la bambina. Il caldo era via via diventato sempre più insopportabile, non c’era più aria e quando la testa aveva cominciato a girarle, aveva capito che era venuto il momento di chiedere aiuto. Non l’aveva mai fatto prima, ha confessato, perché si vergognava troppo delle condizioni in cui era costretta a vivere. La donna e la bambina sono state affidate ora a un’associazione che le ha portate in una casa protetta.