"Senza lavoro 1.200 sammarinesi"

Dopo l’allarme lanciato dai sindacati, il dibattito sull’occupazione arriva con forza in parlamento

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"Se essere illiberale vorrà dire una tutela maggiore nei confronti delle famiglie sammarinesi, allora sarò illiberale". In Consiglio grande e generale si parla di lavoro e i toni si accendono. Duro il segretario, Teodoro Lonfernini ribattendo agli attacchi dell’opposizione. A scaldare gli animi, dopo l’allarme lanciato il giorno precedente dai sindacti, è l’articolo 3 ‘Misure straordinarie a tutela dell’occupazione interna’, con Libera e Repubblica Futura che chiedono l’abrogazione di una norma che va verso "il superamento della liberalizzazione del mercato del lavoro". Nicola Renzi di Rf parla di "revanscismo e revisionismo. Questa è una visione assolutamente illiberale". "Non possiamo tollerare il fatto che a casa stiano 1.200 sammarinesi - replica il Segretario Teodoro Lonfernini - invito Renzi a venire a guardare negli occhi i sammarinesi licenziati". "Non mi stupisce che una forza conservatrice voglia tornare al passato, al controllo dei dipendenti da parte del Congresso di Stato", afferma Rossano Fabbri di Libera e il collega di partito Giuseppe Maria Morganti ricorda che "quella norma ha dato la possibilità di essere assunti senza passare attraverso le forche caudine della Commissione lavoro".

"Il diritto al lavoro – è la posizione di Andrea Zafferani di Rf - si garantisce non ponendo obblighi alle imprese, ma creando un sistema che permetta loro di investire sul territorio e creare occupazione". E Gian Matteo Zeppa di Rete precisa. "Non si tratta di un progetto di legge, ma di un decreto legato al Covid-19". La parola torna al Pcds con Francesco Mussoni. "E’ una norma che serve a creare una forma di recinto per alcuni mesi durante i quali ci saranno valutazioni diverse Sosteniamo l’intervento consapevoli che si tratta di una norma transitoria e temporanea". Eva Guidi di Libera teme tuttavia che "ci si possa nascondere dietro la situazione dell’emergenza per fare interventi che difficilmente potrebbero essere portati avanti". Ad accendere la discussione è anche l’articolo 2, con le opposizioni che sollevano dubbi sulla penalità del 15% per il datore di lavoro che non ottemperi all’obbligo al pagamento dell’indennità di integrazione salariale (non applicabile nel caso in cui non vi sia la disponibilità su conti correnti personali o aziendali) e sulla procedura per la verifica dell’insussistenza della disponibilità tramite verifica bancaria.