Sequestri per mezzo milione al falsario d’arte

Provvedimento del questore: l’uomo, un riccionese, ha venduto in tutta Italia opere non originali dei grandi autori del Novecento

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La sua fama di mercante d’arte e gallerista è nota in tutta Italia. Ma ha anche una lunga sfilza di indagini e processi a suo carico, per aver venduto false opere di Renato Guttuso, Arnaldo Pomodoro e altri grandi artisti del Novecento spacciandole per vere. Una carriera di ’falsario’ che, secondo l’inchiesta condotta dalla divisione anticrimine della Polizia di Rimini, gli avrebbe permesso di fare una montagna di soldi con la sua attività illecita. Per questo il questore Rosanna Lavezzaro, al termine della lunga indagine, ha chiesto e ottenuto contro il mercante d’arte, un 60enne residente a Riccione, il sequestro ai fini della confisca di beni di oltre mezzo milione di euro. Il provvedimento è stato disposto nei giorni scorsi dal tribunale di Bologna – ai sensi del codice ’antimafia’ – anche se il 60enne è pronto a dar battaglia e a chiedere, tramite i suoi legali, il dissequestro dei beni.

Secondo la complessa indagine condotta dalla squadra anticrimine di Rimini, avviata alla fine del 2021 (sulla base dei processi e delle sentenze a suo carico) il mercante è riuscito a mettersi in tasca guadagni ingenti in questi anni, vendendo falsi di Guttuso, Pomodoro, Calzolari e altri grandi artisti del ’900, italiani e non solo. Alcune opere sarebbero state vendute a non meno di 100mila euro. Accusato di ricettazione e contraffazione di opere d’arte, è finito nel mirino di inchieste e processi in tante città, da Roma, a Torino, da Bergamo ad Alessandria, da Padova a Bari passando per Ancona, e anche a Bergamo e Treviso dove possiede alcuni dei beni finiti sotto sequestro. Secondo gli inquirenti, grazie ai falsi venduti il 60enne riccionese è riuscito a mettere in piedi un patrimonio molto consistente. Proprio su quest’aspetto si è concentrata l’indagine della Questura di Rimini. Gli investigatori hanno ricostruito anni di attività, accertando una sproporzione tra i redditi dichiarati dal mercante d’arte e il suo patrimonio reale.

Tra i beni sequestrati al riccionese ci sono una galleria d’arte a Treviso, una delle sue abitazioni, due macchine di lusso, vari conti correnti e ancora quattro società attive sia nel campo delle opere d’arte che in quello immobiliare. Il provvedimento per il sequestro è stato chiesto direttamente dal questore di Rimini, Rosanna Lavezzaro, e nei giorni scorsi è stato accolto dal tribunale di Bologna. "Si tratta – osserva la Lavezzaro – di un’indagine che ha richiesto una grande attività investigativa da parte degli uomini della divisione anticrimine. E’ un provvedimento che non capita spesso, frutto del lavoro certosino degli agenti che sono stati impegnati per quasi 8 mesi negli accertamenti". Per il momento non ci sono state nuove denunce contro il mercante d’arte, ma il provvedimento di sequestro a suo carico non è stato di tipo preventivo. La tesi degli investigatori della Questura è che il suo patrimonio sia frutto di attività illecite e per questo è stato chiesto e ottenuto il sequestro ai fini della confisca. Proprio come accade per i mafiosi.

Manuel Spadazzi