
"Non è uscita una goccia d’acqua dallo sfioratore del rio dell’Asse, ma è comunque scattato il divieto di balneazione. Trovo tutto questo profondamente ingiusto". L’ultima pioggia ha fatto perdere la pazienza a Claudio Angelini, bagnino della zona che confina con il rio dell’Asse.
Nella giornata di giovedì dal cielo è caduta la pioggia anche nella zona di confine tra Rimini e Riccione, dove insiste il piccolo fosso denominato rio dell’Asse. Quando il fosso arriva sulla spiaggia c’è un sistema di paratie ben visibile, a chiuderlo e impedire che arrivi in mare. In caso di piogge consistenti e di flusso in aumento nel rio, lo sfioratore deve aprirsi consentendo all’acqua di arrivare in mare. È il medesimo funzionamento degli altri sfioratori posti sulla costa nei vari comuni. Quando questo accade scatta il divieto di balneazione per 18 ore in via preventiva senza che vengano prelevati campioni di acqua nella zona di mare. "Ma qui il divieto scatta anche se lo sfioratore non si apre. Dunque vengono messi i cartelli ben visibili anche se in mare non arriva una goccia d’acqua. È da tempo che segnalo questo malfunzionamento, ma nessuno ci ha mai messo le mani. Intanto scattano i divieti e tutte le volte devo spiegare ai clienti che in mare non è arrivato niente e che possono stare tranquilli, ma è chiaro che faticano a credermi". La rabbia di Angelini cresce quando pensa "ai clienti tedeschi che solo pochi giorni fa mi hanno detto che non volevano stendersi sulla sabbia perché secondo loro anche la spiaggia, come il mare, è inquinata. Questo è il messaggio che trasmettiamo agli stranieri. Noi bagnini possiamo spiegare continuamente che le nostre analisi in mare sono puntuali, che i limiti di legge sono i più bassi d’Europa, ma a loro non interessa. Per loro ci sono i cartelli e il mare è inquinato. Con questa comunicazione ci facciamo solo del male".
a. ol.