"Shakespeare smaschererebbe tutti sui social"

Roberto Mercadini in scena a Verucchio con il monologo sul grande drammaturgo: "Parlerò al pubblico con le sue parole"

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di Rosalba Corti

Parlando con i versi del Shakespeare. La più strana delle meraviglie è il monologo che l’attore teatrale e scrittore Roberto Mercadini porterà in scena nel suggestivo anfiteatro del Museo archeologico di Verucchio il 20 luglio (alle 21.30). Il narratore di Sala di Cesenatico, idolo dei giovani su Youtube, proverà a far riflettere il pubblico sul genio di Shakespeare partendo appunto dalla frase che il poeta Orazio pronunciò ad Amleto quando vide il fantasma del Re.

Mercadini, quanto è importante parlare di Shakespeare?

"La sua arte, il suo tempo e i suoi componimenti parlano ancora di noi a distanza di ben 400 anni. Io proverò, attraverso le sue parole, a farlo capire al pubblico".

Come si connette un luogo come l’anfiteatro di Verucchio con l’opera di Shakespeare?

"Le sue opere venivano portate in tanti luoghi, anche all’aperto, fino a che c’era luce. In questo caso, il luogo è importante, ma la cultura è fruibile dappertutto".

Che messaggio vuole dare?

"Attraverso ciò che Shakespeare dice cerco di veicolare un messaggio etico, anche in questo mondo affollato dai social".

E Shakespeare di quel mondo cosa direbbe?

"Lui, abituato alle corte dei re, sapeva bene che le persone andavano smascherate e che tutti noi portiamo una maschera. Sui social c’è tanta apparenza, tutti mostrano il meglio di sé. Lui, con la sua lirica e i suoi testi, sarebbe in grado di togliere quel velo di ipocrisia".

Esiste ancora l’ascolto?

"Non mi piace quando dicono che i giovani non leggono più e non s’informano. Non è vero. Certo, hanno altri modi per farlo, tipo l’uso del poodcast e tramite il web. Dopo i miei spettacoli ne incontro tanti che mi seguono sui mezzi tecnologici e mi ascoltano anche quando vanno a correre, con le cuffie nelle orecchie. Poi c’è il teatro, che è fonte di scambio di comunicazione. Attraverso i loro occhi, comprendo che sono stato capito".

Da ingegnere a narratore per tigna. Una qualità tipicamente romagnola.

"Esatto. Ho studiato da ingegnere e per un certo periodo. Ma poi mi sono ingegnato e ho tirato fuori quella caratteristica che accomuna noi romagnoli: lo spirito di intraprendenza. Così mi sono messo a fare quello che mi piaceva fare: raccontare storie. Che sono dentro altre storie, personaggi, vite". info su liveticket.it