"Siate ambiziosi, cercate la vostra unicità". Parola di Paolo Crepet. Lo psichiatra, sociologo e saggista sale sul palco del teatro della Regina di Cattolica, domenica alle 17.30, con la conferenza spettacolo "Prendetevi la Luna", una serata sold out da tempo. "Incontro tanta gente, mi chiedo che cosa possono volere da me - racconta Crepet - Certamente una guida, una speranza, forse perfino una luce che accende i cuori di giovani e meno giovani. C’è sete e fame di parole, di pensiero".
Cosa rappresenta la Luna?
"La speranza, il sogno. È legittimo sognare, anche se oggi non si fa molto".
Qual è il primo passo per prendersi la Luna?
"Avere voglia di guardare in alto e vale per chiunque abbia un’aspirazione, un desiderio, qualcosa a cui mirare. La Luna è una metafora abbastanza ovvia, ma non lo è più da un po’ di tempo, la gente preferisce guardare il basso".
Quali sono oggi le nubi che oscurano la Luna?
"Il fatto che abbiamo tolto il bello della fatica di vivere. Abbiamo appiattito l’esistenza, è come se fosse un lenzuolo stirato bene, tutto piano, senza ombre, candido, come se andassimo tutti da un chirurgo. È un mercato omologarsi. Il mercato vuole questo perché da qui passa tutto il business della tecnologia digitale. Anche nella vita culturale c’è appiattimento, serve tornare a scuotere e provocare. È venuta su una generazione che si fa poche domande e non ha tante ambizioni".
Cosa invita a fare?
"Bisogna avere la fronte alta e continuare a sognare. Cercare passione, coraggio, libertà. Il resto è noia".
Che temi toccherà a teatro? "Ogni serata è a sé, non me lo chiedo mai. Ho dei rituali, non voglio mai vedere il teatro, voglio arrivare, sedermi e parlare. Ciò che dico dipende da quello che io percepisco delle persone che ho davanti. Certamente si parla di desiderio e di grandi cose dove dentro c’è anche il tema dell’educazione, e non intendo sotto l’aspetto pedagogico ma nel senso dei valori, di cosa significa per noi l’esistenza e quindi inevitabilmente quello che possiamo indicare ai ragazzi e alle ragazze. Credo sia nostro dovere".
Ha detto che la rassegnazione è una malattia diffusa. Cosa fare per sviluppare anticorpi? "Portami al mare, fammi sognare e dimmi che non vuoi morire. Cito una canzone di Patty Pravo perché bisogna ritrovare la voglia di fare l’amore, che non vuol dire fare sesso, ma piuttosto andare in spiaggia, ritrovarsi, parlare, consiglierei di fare questo. Sedersi intorno a un tavolo e guardare un cellulare è una cosa che fanno tutti, ma penso sia un’occasione buttata via".
Qual è l’importanza di affermare la nostra unicità?
"È una garanzia contro la noia nel senso che grazie alla nostra unicità forse non ci annoiamo, altrimenti siamo tutti soldatini di piombo".
Lina Colasanto