"L’ultimo anno e mezzo è stato molto complicato. Adesso basta". La scorsa settimana la sentenza con cui è stato condannato per atti indecenti e assolto per violenza privata. Ieri, Giacomo Simoncini ha rassegnato le dimissioni dal Consiglio grande e generale. "Dopo la sentenza di primo grado ho ricevuto – racconta l’ex Capitano Reggente finito a processo per i fatti accaduti a Palazzo Pubblico lo scorso anno, quando era capo di Stato, e accusato di molestie da una dipendente della Segreteria Istituzionale – da moltissime persone più manifestazioni di stima, affetto e fiducia. Da tutte queste mi è arrivato l’invito a non mollare: a confidare nella giustizia ed a restare al mio posto in Consiglio. Manifestazioni di vicinanza che non mi aspettavo e che mi hanno commosso". Manifestazioni che, comunque, non lo hanno fatto tornare sui suoi passi. Simoncini, infatti, ieri ha presentato la lettera di dimissioni ai Reggenti. "Le accuse che mi sono state mosse – dice – sono state strumentalizzate sul piano politico e mediatico alla ricerca di una visibilità che evidentemente non si riesce ad ottenere se non con la malignità. La mia famiglia e chi mi vuole bene non si meritano di continuare ad essere coinvolti in questo gioco al massacro".
Da qui la decisione di fare un passo indietro. "Le dimissioni sono l’unico modo – spiega – che oggi vedo per contrastare lo stillicidio quotidiano cui abbiamo finora assistito. Non potrei farlo, efficacemente e senza coinvolgere altre persone, restando al mio posto". Il parlamentare è pronto a difendersi: ha già annunciato l’intenzione di fare appello dopo la condanna. "Ora mi concentrerò solo a dimostrare la mia totale innocenza nel processo e a difendermi anche fuori dall’aula senza i condizionamenti e le cautele che la carica che ricopro mi ha imposto. Il tempo è galantuomo e le valutazioni saranno fatte a fine processo. Ora non avrò più remore nel denunciare i contorni di quanto è avvenuto e nel promuovere tutte le iniziative che serviranno a disvelarli". A difesa dell’ormai ex consigliere c’è anche il suo partito, Alleanza Riformista. "È stata lasciata al consigliere Simoncini la massima libertà rimettendoci alla sua decisione. Non possiamo che prendere atto della sua decisione che apprezziamo per la sensibilità istituzionale dimostrata. Siamo fiduciosi che, alla fine del processo, risulterà innocente. A differenza di casi analoghi il senso di responsabilità e il rispetto delle Istituzioni ha prevalso. Stigmatizziamo l’atteggiamento di chi ha tentato di strumentalizzare vicende processuali non ancora giunte a conclusione per biechi calcoli politici".