Sperpero d’acqua, rete da ristrutturare

Presentato da Hera un piano d’investimenti dal 2023 al 2026 che supera i 37,5 milioni di euro. Ma restiamo una provincia virtuosa

Sperpero d’acqua, rete da ristrutturare

Sperpero d’acqua, rete da ristrutturare

L’Italia fa acqua da tutte le parti, mediamente il 42% circa delle risorse idriche è disperso dalla rete, però la nostra provincia si mostra più performante rispetto ad altre. Con il 25,6% di acqua persa a causa di infrastrutture carenti, per esempio, Rimini fa meglio della provincia Forlì-Cesena che ne sciupa il 28,4% (dati report Istat 2018-2020). Sugli sprechi, poi, s’innesta l’allarme siccità per ora scongiurato grazie alle nevicate abbondanti che hanno garantito un buon livello di riserve per l’invaso di Ridracoli. Ma la partita più dura Rimini la giocherà durante l’estate. "Due anni di siccità si sono fatti sentire seppur la situazione sia rientrata grazie alla neve" spiega Sandro Nanni, responsabile idro-meteo-clima di Arpae che avverte "se l’estate sarà di nuovo priva di precipitazioni potrebbero insorgere dei problemi". Non a caso sia il Cna che l’Ispra lanciano da tempo un allarme sul progressivo inaridimento del suolo e sul rischio desertificazione in Emilia Romagna. Secondo gli studi di Confartigianato, poi, fra i settori più idrovori nella provincia ci sono l’estrattivo con 21,7 litri di acqua per ogni euro di produzione venduta, il farmaceutico (14,1 litri per euro) e la ceramica (11 litri per euro). L’agricoltura riminese però beve (quasi) tutto. La maggior parte dell’acqua introdotta nella rete idrica è infatti destinata a uso agricolo, con consumi 3-4 volte superiori a quello idropotabile. Quanto alla scarsezza della risorsa primaria il vero problema non sarebbe la siccità. In provincia le precipitazioni offrirebbero un apporto d’acqua sufficiente e congruo con le medie stagionali, tuttavia le precipitazioni non sono abbastanza diluite nell’arco dell’anno, spiegano gli esperti. Insomma le alluvioni sempre più frequenti rendono difficile la raccolta dell’acqua. E se la rete idrica non è in grado di conservare l’acqua, gli invasi sarebbero la soluzione, ma spiega Fabrizio Bandini di Arpae "se le temperature aumentassero come sta succedendo da anni, il rischio di sviluppare cianotossine negli invasi diventerebbe più concreto". Le estati torride sono insomma il nemico da tenere sott’occhio: "nei controlli mensili degli invasi del Marecchia e del Conca tuttavia non abbiamo mai riscontrato livelli di cianotossine fuori dai limiti, è un lavoro molto attento il nostro" spiega Bandini. Secondo Hera Rimini spreca "solo il 22,6%, un dato inferiore alla media del gruppo che è del 27,8%. In estate, poi, l’acqua erogata è quasi il doppio rispetto ai mesi invernali: dai 2,7 milioni di mc di gennaio si sale ai 4,7 milioni di agosto" afferma la direttrice Acqua, Susanna Zucchelli. Il consumo medio di acqua al giorno per un riminese, inoltre, nel 2021 si attesta sui 119 litri: un’enormità. Chiudere i rubinetti quindi e tappare i buchi della rete, ma come? Il Pnnr per il Paese ha messo sul piatto 4 miliardi. E Hera ha presentato un progetto da 6 milioni di euro "che è stato dichiarato ammissibile ma non finanziabile dal Pnnr per mancanza di risorse, destinate a territori con maggiori criticità rispetto a Rimini". Lo spiega Susanna Zucchelli aggiungendo il dato sulla previsione di investimenti dal 2023 al 2026 che supera i "37,5 milioni di euro, a cui vanno aggiunti altri 7,7 milioni di euro di opere realizzate da Hera ma finanziate dalle società degli asset".

Andrea G. Cammarata