Spiagge: chioschi al Tar per saltare i bandi

Riccione, la battaglia legale di 11 ristoranti. La tesi: chi era sull’arenile prima del 2000 ha diritto a proseguire senza le aste

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Un ristorante sulla spiaggia (foto di repertorio)

La battaglia di undici ristoranti sulla spiaggia a Riccione per vedersi riconoscere le concessioni demaniali senza limiti passa per il ricorso multiplo presentato al Tar di Bologna. Così in municipio si sono visti arrivare 11 ricorsi ai quali il Comune resisterà in giudizio. I chioschisti vogliono chiamarsi fuori dalle evidenze pubbliche che dal 2024 in poi porteranno la concorrenza anche sulle spiagge italiane.

Il legale che segue i ricorrenti è l’avvocato fiorentino Ettore Nesi, specializzato in diritto amministrativo con una lunga e importante preparazione in materia di concessioni demaniali. Tra il 2015 e il 2018, come consulente della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa di Cna Balneari, ha partecipato alla riforma delle concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative prendendo parte agli incontri della Comunità europea che si sono tenuti a Bruxelles. In seguito ha partecipato alla sessione di lavoro, sempre a Bruxelles, di Cna con europarlamentari e rappresentanti della Commissione europea e della rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unione Europea.

Oggi arriva la battaglia degli undici ristoranti intenzionati a far valere un principio che, se riconosciuto, potrebbe far loro ‘saltare’ l’incubo dei bandi. Questo perché il ricorso è finalizzato, spiega lo stesso avvocato Nesi, a vedere riconosciuto dal giudice amministrativo il fatto che le concessioni in questione fanno riferimento a un rapporto antecedente il 7 dicembre 2000. La data è importante perché per la giurisprudenza comunitaria rappresenta l’applicazione del principio secondo il quale gli affidamenti concessori sono soggetti al rispetto degli obblighi di trasparenza, primo tra tutti l’assegnazione delle concessioni mediante una competizione tra chi mostra interesse. Tradotto, il ricorso dovrebbe consentire ai chischiosti di mettere la mani avanti, nel tentativo di evitare le aste, vedendosi riconosciuto il diritto a insistere nelle concessioni di competenza anche nei prossimi anni. L’azione degli undici chioschisti è al momento un fatto tutto riccionese, unico nella nostra riviera.

In municipio si sono ritrovati anche un dodicesimo ricorso al Tar. Si tratta di un operatore di spiaggia che contesta la vendita delle aree di spiaggia nella zona sud, dalle quali il Comune ha incassato ad oggi oltre 1,5 milionidi euro.

Andrea Oliva