
A San Siro, Springsteen dona la sua armonica al piccolo Liam, 9 anni: il papà Lorenzo organizza dal 1999 i mitici Glory Days a Rimini
Rimini, 6 luglio 2025 – Si sono presi per mano come si fa tra padre e figlio quando la notte è piena di promesse e la musica diventa un filo che lega chi eravamo a chi saremo. Bruce Springsteen, 75 anni, un uomo che ha fatto cantare il mondo intero, ha visto quel bambino tra migliaia di volti a San Siro. Un bambino di nove anni, Liam, con la maglietta dei Glory Days addosso, come un segno di appartenenza, un lasciapassare segreto per un sogno.
Ma non era un bambino qualsiasi. Liam Semprini è figlio di Lorenzo, 50 anni, riminese, musicista, anima ostinata che da anni tiene viva la fiamma di Bruce sulla sabbia di Rimini. Non è un fan come tanti: è un custode di canzoni, un seminatore di sogni. Con altri quattro amici, nel 1999, ha acceso una festa chiamata Glory Days che ogni settembre trasforma Rimini in una piccola Asbury Park, un rifugio per cuori randagi e per chi sa che una canzone può salvarti almeno per una notte.
Il primo concerto di Springsteen Lorenzo lo vide nel 1992 al Forum di Assago, accanto a suo padre Leo. Un padre che lo portava in un’arena piena di chitarre e tamburi, facendogli scoprire che la strada, se la ami davvero, non finisce mai. Da allora Lorenzo di concerti del Boss ne ha visti 59, ognuno con dentro una promessa: la prossima volta sarà ancora meglio.
Oggi, a cinquant’anni, Lorenzo ha passato quel testimone a Liam. Nove anni, già sei concerti di Springsteen alle spalle, le corde della chitarra tra le dita da quando ne aveva sette. Un figlio che impara a tradurre in note le parole del padre. E se la musica ha senso, è proprio perché sa passare di mano come un vecchio vinile consumato.
Ma questa volta Bruce ha fatto di più. Alla fine di The Promised Land, ha guardato Liam, è sceso dal palco come un gigante che torna uomo, e gli ha messo l’armonica tra le mani. Nessuna guardia del corpo, nessun distacco. Solo un padre della musica che regala a un figlio di quella musica un pezzo di sé. Liam ci ha dormito insieme a quell’armonica, nascosta sotto il cuscino. Forse per sentire ancora il respiro del Boss mentre suonava. Forse per convincersi che non era un sogno. Lorenzo lo ha guardato e ha capito che i cerchi si chiudono solo per riaprirsi. Come quando suo padre lo portò ad Assago.
Come quando, nel 2014, Bruce lo chiamò sul palco in New Jersey per cantare Thunder Road insieme. Oggi Liam segue suo padre ovunque: McCartney, Coldplay, e poi ancora Springsteen. Ma quell’armonica è diversa. È un amuleto, una chiave che apre una porta che nemmeno le rughe, la fatica, gli errori possono chiudere. “È stato un momento commovente — dice Lorenzo — eravamo tutti molto emozionati. È stato un gesto tenero, pieno di umanità”. E chi c’era a San Siro lo sa. Bastava un bambino con la maglietta dei Glory Days a ricordare che certi sogni non si spezzano mai. A settembre Lorenzo tornerà a far vibrare Rimini con le voci di chi crede ancora nei concerti. Liam sarà lì, chitarra in spalla, armonica in tasca, pronto a diventare lui stesso custode di storie e di palchi. Perché finché ci sarà un padre che crede nei concerti, un figlio che tende la mano e un palco dove Bruce può riconoscerti tra migliaia di persone, allora sì, continueremo a bruciare l’asfalto. E Rimini sarà sempre un piccolo pezzo di Promised Land.