
Il 27enne è stato rintracciato dai carabinieri
Con un messaggio audio, ha promesso di "farla fuori". Una minaccia vera, l’ennesima, inviata alla sua ex compagna poche ore dopo aver strappato e gettato via il braccialetto elettronico che ne monitorava i movimenti. Un gesto che ha segnato l’ultimo atto di un’escalation di violenze, culminata con l’aggravamento della misura cautelare: per un riminese di 27 anni, già accusato di maltrattamenti sulla donna, si aprono nuovamente le porte del carcere. Il provvedimento è stato disposto dal tribunale di Rimini, che ha accolto l’istanza avanzata dal pubblico ministero Luca Bertuzzi. Il divieto di avvicinamento si è così tramutato nella custodia cautelare in carcere.
I fatti risalgono alla sera di venerdì scorso. Il 27enne ha deciso di ribellarsi alla misura a cui era stato sottoposto: ha rotto il braccialetto e lo ha gettato via. Una volta libero da ogni vincolo, ha raggiunto un locale del centro di Rimini. Lì, con il telefono di una ragazza conosciuta sul posto, ha tentato di contattare l’ex compagna, già vittima in passato delle sue violenze. Le ha scritto e lasciato un messaggio vocale, in cui la minacciava di morte. Poi è sparito, rendendosi irreperibile. Prima di essere infine rintracciato dai carabinieri per essere accompagnato ai ‘Casetti’.
Il 27enne è imputato in un procedimento penale che lo vede accusato di diversi episodi di maltrattamento nei confronti della ex e della figlia di appena 18 mesi. Secondo gli inquirenti, tra le azioni più brutali figura un episodio in cui la piccola venne sollevata e scaraventata con forza sul letto, come una bambola di pezza, riportando un trauma cranico e cervicale.
In un’altra occasione, madre e figlia erano state rinchiuse per giorni in una stanza di residence a Riccione, segregate, minacciate con forbici e aggredite fisicamente. Dal 3 al 5 febbraio scorsi, la mamma e la figlioletta erano state letteralmente tenute prigioniere in quella stanza dal loro aguzzino. Quest’ultimo sarebbe arrivato al punto di chiuderle a chiave nella camera per poi uscire e andarsene per i fatti suoi. Il 5 febbraio, al suo ritorno nella struttura, la rabbia dell’uomo sarebbe esplosa come una bomba, per un motivo banale, portandolo ad accanirsi contro i mobili, a rompere il televisore, a tirare una bacinella di ferro addosso alla compagna, ad aggredirla fisicamente, agguantando il suo cellulare e rompendolo per impedirle di chiamare aiuto.
Il giudice per le indagini preliminari aveva già disposto a febbraio il giudizio immediato per l’uomo, difeso dall’avvocato Gilberto Martinini.