Stupro a Cattolica dopo la discoteca, la vittima: "Imploravo di smettere, lui continuava"

La denuncia choc della ventenne: l’aggressione avvenuta fuori dal Malindi. In manette un albanese di 22 anni. Ferite compatibili con la violenza

Stupro dopo la discoteca (immagine d'archivio)

Stupro dopo la discoteca (immagine d'archivio)

Rimini, 13 giugno 2022 - Lei piangeva e lo implorava di lasciarla, lui continuava a violentarla. Quando è riuscita a liberarsi e a fuggire, è corsa dalle amiche e ha trovato la forza di raccontare tutto. Immediata la chiamata delle ragazze al 112, poche ore dopo i carabinieri hanno arrestato quello che la giovane ha indicato come il suo aguzzino. Si tratta di Bujar Metushi, albanese di 22 anni. Abita a Vallefoglia, nel Pesarese, e lavora per una ditta edile. La ragazza è stata portata al Pronto soccorso dell’ospedale di Rimini per le cure e gli accertamenti del caso, è stata dimessa dopo alcune ore ma è sotto shock.

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L’incubo per lei, una ventenne residente nella provincia di Pesaro, si è materializzato a Cattolica l’altra notte. Sabato la ragazza e due amiche decidono di trascorrere la serata al Malindi, la discoteca sulla spiaggia di Cattolica molto frequentata dai giovani della Riviera. Nel corso della serata le ragazze vengono raggiunte da un gruppo di giovani albanesi. Una di loro è amica di uno degli albanesi, e i due gruppi per un po’ proseguono la serata insieme ballando e scherzando. Metushi mette gli occhi sulla ventenne, e a un certo punto la invita a uscire dal locale per parlare. La ragazza accetta, senza immaginare cosa l’attende. Il 22enne albanese la porta verso una delle stradine dietro al locale che portano al parcheggio. Il sentiero è poco illuminato, intorno ci sono alberi e cespugli. Ed è lì, appena fuori dal locale, che la giovane capisce le sue reali intenzioni. Lui la stringe con la forza e la trascina in un posto appartato, dietro a un cespuglio.

La ragazza trema per la paura, riesce a mandare un messaggio a un amico per chiedergli aiuto, ma purtroppo ormai è tardi. L’albanese si avventa sulla ventenne con tutta la sua forza. Prima tenta di baciarla, poi la palpeggia. La ragazza prova a opporsi in tutti i modi, ma lui è troppo forte. La spinge a terra, le toglie i pantaloni, se li sfila anche lui e la stupra. Lei piange e tra le lacrime lo implora di smettere: "Lasciami andare, ti prego". Lui va avanti come se nulla fosse. Una violenza inaudita, feroce, stando al racconto della ragazza. Il suo incubo dura mezzora, e finisce solo quando lui si rilassa e molla la presa. E’ un attimo: la ragazza raccoglie i jeans, scappa, si riveste e corre nel locale per chiedere aiuto alle amiche.

Sono quasi le tre e mezza di notte quando la giovane raggiunge una di loro e piangendo racconta della violenza appena subita. Nel frattempo arriva l’altra sua amica. E’ con uno degli albanesi del gruppo di cui fa parte Metushi, viene a sapere anche lei tutto e scoppia il parapiglia. Le amiche della ventenne cominciano a urlare e a inveire contro gli albanesi. Al Malindi arrivano anche un paio di amici delle ragazze, che le avevano accompagnate lì in macchina per poi trascorrere la serata nel locale vicino, il Bikini. Tra loro c’è anche il giovane a cui la ventenne aveva mandato il messaggio con la richiesta di aiuto. I ragazzi si fronteggiano ed è lo stesso Metushi a colpire con calci e pugni l’amico della ragazza violentata.

Arrivano le ambulanze e anche i carabinieri, chiamati dalle ragazze. La giovane violentata viene portata in Pronto soccorso a Rimini. Per lei scatta subito il ’codice rosa’ per i casi di stupro. I medici la visitano, la curano. Riscontrano alcune ferite alle parti intime, segni compatibili con la violenza, e la giudicano guaribile in 15 giorni. Quattro giorni di prognosi per l’amico di lei aggredito da Metushi e da un altro. I carabinieri di Cattolica, nel frattempo, sono già sulle tracce dell’albanese. Interrogano i suoi amici e lo vanno a prendere a Vallefoglia, a casa dello zio con cui vive. Lui nega tutto, sostiene che è stato un rapporto sessuale consenziente. I carabinieri, a cui è affidata l’indagine, coordinata dalla pm Annadomenica Gallucci, lo portano ai ’Casetti’. Difeso dall’avvocato Marco Defendini di Pesaro, oggi o domani comparirà davanti al gip. La ragazza ha già nominato il suo legale di fiducia: è Elena Fabbri.