Stupro di Rimini, il capo della procura. "Soluzione in tempi brevi"

Il punto della maxi caccia ai componenti del branco. E in ospedale sono arrivati i parenti delle vittime

Nordafricani controllati a Rimini (foto Migliorini)

Nordafricani controllati a Rimini (foto Migliorini)

Miramare (Rimini), 28 agosto 2017 - Braccati come pochi uomini in Italia. La caccia ai quattro, quasi certamente magrebini, che hanno violentato e picchiato selvaggiamente la coppia di turisti polacchi e un trans ha le ore contate. “Abbiamo una pista, sono fiducioso, la polizia sta lavorando bene, credo si possa arrivare a una soluzione in tempi brevi”, assicura il capo della Procura di Rimini, Paolo Giovagnoli facendo il punto del maxi dispiegamento di forze che ha coinvolto anche gli uomini dello Sco (il Servizio centrale operativo) arrivati appositamente da Roma. “Rimini d'estate, visti i numeri, attira anche chi vuole delinquere seguendo la scia dei turisti. Ma per la realtà che è, con la sua vita notturna, i milioni di turisti, e chi vi arriva soprattutto per le feste dello sballo, è una città abbastanza sicura”.

Discorso a parte per la spiaggia “nelle ore notturne quando si spengono le luci dei locali, è un posto pericoloso soprattutto per i borseggi”, reati spesso commessi da stranieri che agiscono in maniera “isolata”, ha concluso Giovagnoli.

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Intanto arriva tutto lo degno del viceministro della Giustizia polacco, Patryk Jaki,  che scrive un post su Twitter pieno di veleno. “Per le bestie di Rimini ci vorrebbe la pena di morte” e nel loro caso “non sarebbe male tornare alle torture”. Jaki aggiunge: “Ecco i vostri immigrati, li volete in Polonia? Se mai dopo la mia morte”, riferendosi alla provenienza nordafricana dei quattro protagonisti della brutale aggressione.

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All'ospedale 'Infermi', dove sono ricoverati i due turisti  per le gravi ferite riportate nella brutale aggresione, sono arrivati dal Paese dell'Est Europa i familiari, la mamma del ragazzo e il fratello della ragazza. Nella struttura, racconta il vicesindaco riminese Gloria Lisi, che ha visitato le vittime della violenza, «il ragazzo ha subìto un intervento, in anestesia locale, per ricomporre la frattura riportata al naso mentre la ragazza è stata visitata agli occhi. La mamma del ragazzo e il fratello della ragazza» verranno «ospitati» durante il periodo che trascorreranno in città.

Se dal punto di vista clinico le condizioni dei due «migliorano di ora in ora - aggiunge Lisi - e le dimissioni dovrebbero essere a giorni», dal punto di vista del morale «sono visibilmente molto provati: la stessa interprete polacca e la nostra assistente sociale, che è di madrelingua polacca, si sono commosse alle loro parole. La preoccupazione più grande dei due ragazzi è di essere riconosciuti» in patria, «sono molto preoccupati da questo. Hanno chiesto i riferimenti del medico che li ha seguiti fin dall'inizio e che ha coordinato l'attività», anche degli altri specialisti, «in modo da potere essere visitati, per gli esami di controllo, nuovamente qui e non essere riconosciuti» in Polonia: «è la loro preoccupazione più grande».

Intanto, alle vittime dell'aggressione si «stringe» tutta la città: oggi c'è stato un incontro con «le associazioni: erano tutte presenti - sottolinea il vicesindaco di Rimini - ognuna ha voluto portare la propria vicinanza, tutte sono disponibili e si sono messe a disposizione per ogni loro necessità, dai vestiti, all'accoglienza dei parenti».