Rimini, stupro in discoteca. L'amico incastrato dal video

Condannato a quattro anni per la violenza sessuale nel bagno

Stupro in discoteca: condannato (foto d'archivio Radaelli)

Stupro in discoteca: condannato (foto d'archivio Radaelli)

Rimini, 18 luglio 2019 - Quattro anni. E’ questa la condanna che è stata inflitta ieri dal tribunale collegiale presieduto dal giudice Sonia Pasini a Bruno Cepa, all’operaio albanese di 21 anni, (difeso dall’avvocato Umberto De Gregorio), accusato di aver violentato una ragazzina, all’epoca dei fatti minorenne, nel bagno di una discoteca, il Tre Stelle di Santarcangelo nel marzo di tre anni fa. Una violenza che era stata ripresa, quasi per gioco, in un video dalle amiche della stessa diciassettenne. Ed era stato proprio quel filmato, inviato in una chat, e arrivato, dopo qualche settimana, anche nelle mani della madre della giovanissima studentessa liceale, a dare il via all’inchiesta. Nel video si vedeva la ragazzina, completamente ubriaca, nel bagno in compagnia dell’operaio con i pantaloni abbassati ed in posa inequivocabile.

Lui si era sempre dichiarato innocente: «Non l’ho violentata, io l’amavo, per me era la mia ragazza, non l’avevo fatta bere per poi fare sesso con lei», aveva sostenuto quando il caso era venuto alla ribalta. La sua posizione non è mai cambiata. Di tutt’altro avviso gli inquirenti che lo avevano, invece, portato a processo con l’accusa di violenza aggravata ai danni di una minorenne in condizioni psico-fisiche alterate a causa del troppo alcol ingerito. Ed è proprio su questi aspetti che si è imperniato lo scontro in aula dibattimentale fra il sostituto procuratore, Davide Ercolani e la difesa dell’imputato. Il pubblico ministero aveva chiesto per l'imputato otto anni e mezzo di reclusione. Il tribunale collegiale ha, invece, riconosciuto all’operaio tutte le attenuanti generiche, ma soprattutto ha fatto cadere le aggravanti, lasciando così la sola violenza sessuale.

L'uomo, che ha rischiato una condanna a 12 anni (questo prevedeva il massimo della pena), ne dovrà, invece, scontare quattro. Dovrà anche risarcire la parte civile (rappresentata dagli avvocati Piergiorgio Tiraferri e Carlotta Angelini) con una provvisionale per la giovane di diecimila euro mentre al fratello ed ai genitori andranno 4500 euro. «Usciamo abbastanza soddisfatti da questo esito – è la prima dichiarazione a caldo dell’avvocato De Gregorio – era un processo molto delicato. E’ stata accolta la nostra richiesta di far cadere l’aggravante e di accogliere tutte le attenuanti generiche. Adesso aspetteremo le motivazioni della sentenza e valuteremo se presenteremo ricorso in Appello». L'albanese rischia anche la revoca del permesso di soggiorno.