Stupro a Rimini, violentò la figlia 12enne: a processo

Un 47enne è stato rinviato a giudizio perché accusato di aver abusato della ragazzina e maltrattato la moglie

L’uomo era stato arrestato dagli agenti della Squadra mobile

L’uomo era stato arrestato dagli agenti della Squadra mobile

Rimini, 3 ottobre 2022 - Il primo dicembre prossimo, davanti ai giudici del Collegio di Rimini, sarà chiamato a rispondere di due accuse pesantissime. La prima è di aver reso la vita delle due figlie e del figlio minorenne, oltre a quella della propria moglie, un vero e proprio calvario, obbligandoli ad andare in strada a chiedere l’elemosina, e soffocando i loro tentativi di ribellione a suon di botte.

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Vessazioni continue

Ma il padre-padrone al centro di questa vicenda si sarebbe spinto anche oltre, allungando le mani su una delle due ragazzine, quando questa aveva tra gli 11 e i 13 anni, e costringendola ad avere dei rapporti sessuali, pena una scarica di schiaffi. Questi alcuni degli episodi contestati dagli inquirenti ad un 47enne rumeno, difeso dall’avvocato Silvia Nicolini, che era stato arrestato lo scorso giugno dagli agenti della polizia di Stato. Il gip Vinicio Cantarini, accogliendo la richiesta avanzata dal sostituto procuratore Davide Ercolani, ha disposto il giudizio immediato nei confronti dell’imputato, chiamato così a rispondere del suo debito con la giustizia.

Richiesta di aiuto

Come emerso dalle indagini della squadra mobile della Questura di Rimini, l’uomo, nonostante i tentativi di fuga della figlia e quelli di ribellione della moglie, per oltre un decennio avrebbe abusato dei familiari. Vessazioni fisiche, psicologiche ed economiche, che si sono concluse solo grazie al coraggio della figlia maggiore che ha chiesto aiuto tramite social all’associazione ‘Rompi il silenzio’, che ha a sua volta allertato le forze dell’ordine. L’uomo è accusato di aver abusato sessualmente della figlia maggiore da quando aveva 11 anni, nonché di aver picchiato e minacciato di morte la moglie, l’altra figlia più piccola e il figlio.

La casa degli orrori

Il 47enne, stando alla ricostruzione fatta dalla polizia di Stato, aveva trasformato la casa in cui viveva con la famiglia, a Rimini, in un vero e proprio lager, dove le botte, le umiliazioni e le minacce erano all’ordine del giorno. La moglie e le figlie, addirittura, sarebbero state obbligate dall’uomo a scendere in strada a chiedere l’elemosina. Se i soldi racimolati non erano abbastanza poi, il capo famiglia diventava una belva, scaricando la sua collera sulla donna e sulle bambine, che non si azzardavano nemmeno ad aprire bocca per paura di ritorsioni ancora più pesanti.

La fine dell'incubo

A mettere fine alle sue vessazioni ci hanno pensato i poliziotti della Squadra mobile di Rimini guidati dal vice questore aggiunto Mattia Falso, che hanno arrestato il 47enne presunto responsabile delle tremende vessazioni, dando esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Vinicio Cantarini.

Solo la scorsa primavera fa la figlia più grande dell’uomo 47enne ha trovato il coraggio e la forza di spezzare le catene che la legavano al suo aguzzino, scrivendo quel messaggio all’associazione ‘Rompi il silenzio’. Ora la giovane si trova in una delle case-rifugio del centro antiviolenza riminese. Ma già in passato, grazie all’aiuto di un’amica, aveva provato ad allontanarsi da quella casa del terrore, venendo quasi subito rintracciata dal padre. "Se lo rifai ancora ti ammazzo", l’avrebbe minacciata ancora una volta lui, stringendole il collo con le mani.