Stupro di Rimini, restano in carcere i quattro del branco / FOTO e VIDEO

Butungu cambia versione e accusa gli altri: "Sono stati loro". Udienza a Bologna per i due fratelli marocchini minorenni e il 16enne nigeriano. Per tutti e quattro i gip hanno confermato l'arresto

Guerlin Butungu (da Facebook)

Guerlin Butungu (da Facebook)

Rimini, 5 settembre 2017 -  Il gip Vinicio Cantarini ha convalidato l'arresto di Guerlin Butungu, il congolese di 20 anni accusato di essere il 'capo branco' degli stupri avvenuti a Miramare di Rimini, vittima una giovane polacca e una trans peruviana. 

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"Ha risposto alle domande, ha dato una versione dei fatti, non è quella dei minori e delle persone offese": ha detto Ilaria Perluzza, legale di Guarlin Butungu, al termine dell'udienza di convalida dell'arresto.  "Sono stati loro, io ero impegnato e tenere fermo il polacco" ha detto Butungu al gip, cambiando quindi versione

 

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A Bologna il gip per il Tribunale dei minorenni Anna Filocamo ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti e tre gli indagati (i due fratelli marocchini di 15 e 17 anni, e il 16enne congolese), tenuti in modo che sia impossibile comunicare tra di loro.

due fratelli marocchini minorenni: "Hanno confermato le dichiarazioni rese e risposto alle domande dei magistrati": spiega al termine dell'udienza l'avvocato Paolo Ghiselli. I due si erano costituiti ai carabinieri nel Pesarese, raccontando la propria versione sugli stupri avvenuti a Rimini. Il difensore ha spiegato che non sono state avanzate dalla difesa richieste particolari. "Non hanno respinto gli addebiti - si è limitato a dire il legale - hanno avuto un atteggiamento collaborativo rispondendo alle domande dei magistrati". Anche l'ultimo dei quattro ragazzi del branco, il 16enne nigeriano, "ha compreso la gravità di quello che è successo, è pentito di quanto è accaduto": ha spiegato il suo legale, l'avvocato Giovanna Santoro.

Durissimo l'ordinanza con la quale il Gip ha deciso che i tre ragazzini devono restare in cella. I fatti commessi sono «espressione di elevatissimo spessore criminale e di particolare ferocia», scrive  il giudice che sottolinea «la spregiudicatezza con cui sono state poste in essere le azioni delittuose», «la brutalità ed inutile cattiveria» con cui i tre minorenni hanno inflitto «inutili sofferenze alle vittime». Le loro azioni hanno suscitato «un allarme sociale di proporzioni rare».

Secondo il gip, dunque, i tre per «l'insensibilità dimostrata a fronte delle invocazioni disperate di aiuto delle vittime» sono in grado di commettere «senza alcuna titubanza atti turpi e spregevoli». Nel raccontare che era il congolese a comandare, hanno mostrato «personalità gravemente inconsistenti ed incapaci di rendersi conto dell'estrema gravità delle condotte realizzate e, pertanto, altamente esposte al rischio di commettere nuovamente fatti di questo genere».

Tutto questo è soprattutto vero se confermato con il racconto dal giovane polacco amico della ragazza stuprata dal branco che parla diuna «scena agghiacciante», riferisce ancora il gip del Tribunale per i minorenni. «Tre o quattro a turno si intercambiavano tra loro nell'abusare di lei e nell' immobilizzare me», ha dichiarato il giovane. E nell'ordinanza il racconto fatto dal magistrato prosegue: «Mentre era immobilizzato a terra tenuto da due persone con il viso sulla sabbia il giovane veniva perquisito alla ricerca di telefono e portafogli, e colpito ripetutamente con calci in tutte le parti del corpo e pure al capo con una bottiglia di vetro».

Intanto «sentiva la compagna chiedere aiuto dicendo che la stavano uccidendo e si rendeva conto che ella veniva abusata sessualmente». «E mentre il giovane polacco veniva picchiato e trattenuto con la forza - prosegue il gip - manifestava segni di sofferenza respiratoria e vomitava». Il ragazzo ha, inoltre, raccontato di aver detto agli aggressori di essere sofferente di asma e alla sua richiesta di avere un pò d'acqua uno dei tre minorenni gli ha risposto che poteva offrirgli solo acqua di mare.

L'incubo è cominciato con uno stentato «where are you from?» pronunciato da un ragazzo che «si è materializzato in maniera fulminea» davanti alla giovane polacca e al suo amico, seduti su un telo sulla spiaggia, ed è andato avanti per un tempo che alle vittime è apparso lunghissimo, durante il quale gli aggressori hanno picchiato il ragazzo e violentato lei con «brutalità e inutile cattiveria», come scrive il Gip. «Where are you from?».

 A quel punto - si legge nella deposizione - «l'uomo, sempre in inglese ci ordinava testualmente 'dateci il portafogli e i telefoni'» e poi «repentinamente venivamo aggrediti dall'uomo che avevamo di fronte che subito colpiva» il ragazzo «al volto facendolo cadere a terra mentre dall'oscurità si materializzavano davanti a me prima due persone poi un terzo che mi immobilizzavano, buttandomi a terra, poggiandomi di schiena sulla sabbia e colpendomi con più colpi al volto, alla testa e sul corpo».

La ragazza - che riesce a vedere il suo amico lì vicino, «immobilizzato pure lui sulla sabbia con una persona sopra» - prosegue dunque il suo racconto, che è un racconto di violenze inaudite commesse a turno da tre aggressori che, dice, «mi tenevano per la gola quasi da strozzarmi, facendomi rimanere senza respiro». Una violenza «interminabile, durata più di venti minuti», durante la quale «mi dicevano in inglese 'I kill you' e sentivo che il mio amico veniva picchiato brutalmente». «Stremata», «senza poter in nessun modo reagire neppure urlando», «senza forze ed impaurita, ma cosciente», la ragazza è stata quindi trascinata in acqua e poi di nuovo sulla spiaggia, immobilizzata ed ancora violentata.