Rimini, stupro in spiaggia. "È stato un incubo, ora voglio solo tornare a casa"

Il racconto della ragazza in lacrime dopo l’aggressione. Appello del Comune. "Aiutateci a prendere quelle quattro bestie"

I rilievi della scientifica in spiaggia a Miramare (foto Migliorini)

I rilievi della scientifica in spiaggia a Miramare (foto Migliorini)

Miramare (Rimini), 27 agosto 2017 - «Vi prego, aiutateci a tornare a casa. Vogliamo solo tornare in Polonia, e metterci alle spalle prima possibile questo incubo. Anche se sarà impossibile dimenticare quello che ci è successo...». Le sue parole scorrono fra le lacrime. Il volto è una maschera di lividi e di terrore. La giovane polacca violentata dal branco in spiaggia trema come una foglia, nella stanza d’ospedale dove è stata ricoverata ieri dopo la terribile aggressione. E’ come se stesse ancora vivendo l’incubo dell’altra notte, e non riuscisse a svegliarsi.

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Uno dei suoi primi pensieri, ieri, è stato come avvertire la famiglia. Perché il ritorno in Polonia dovrà attendere: lei e il suo amico, picchiato a sangue dal branco, dovranno restare in ospedale ancora per qualche giorno. «Ci hanno rovinato la vita», dice lui, la faccia devastata dalle bestie che lo hanno picchiato. Proprio la settimana prossima avrebbe dovuto iniziare uno stage lavorativo. Per questo i due ragazzi, ieri mattina, sarebbero dovuto ripartire per la Polonia dopo la vacanza a Rimini. Avevano scelto di passare la loro ultima notte a Rimini con una romantica passeggiata in spiaggia.

«Stavamo camminando, poi è successo l’inferno», hanno raccontato ieri all’assessore alla Sicurezza Jamil Sadegholvaad, andato in ospedale per sincerarsi delle loro condizioni e manifestare tutta la solidarietà di Rimini ai due ragazzi. «Volevo aiutarla, per impedire quello che è successo. Ma non ce l’ho fatta», ha ripetuto più volte il ragazzo all’assessore. Sadegholvaad si è presentato all’Infermi insieme a un’amica polacca che vive a Rimini, che ha fatto da interprete per permettere così ai giovani di parlare il più liberamente possibile.

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L’assessore è rimasto insieme a loro per un’ora. «Erano sconvolti, terrorizzati, ma stanno affrontando il dramma con grande dignità – dice Sadegholvaad – Vogliono tornare a casa al più presto. Una delle prime richieste che mi hanno fatto ieri pomeriggio è stata quella di aiutarli durante la loro permanenza forzata qui. E noi lo faremo, anzi lo stiamo già facendo. Ci siamo subito attivati per far avere loro vestiti e generi di prima necessità. E siamo in contatto con le famiglie. Attraverso Rimini reservation abbiamo già individuato un hotel dove potranno alloggiare - a spese nostre - per tutto il tempo che si renderà necessario. Abbiamo coinvolto le varie associazioni riminesi per dare tutto l’apporto, anche psicologico, di cui ci sarà bisogno».

Ai due ragazzi, che hanno ringraziato per le cure e premure che stanno ricevendo in ospedale, l’assessore ha assicurato: «Non resterete soli, perché tutta Rimini è con voi. La nostra città non ha nulla a che fare con questo crimine orrendo compiuto con modalità disumane in stile Arancia meccanica». Sadegholvaad poi lancia un appello «a chiunque possa aver visto qualcosa o fornire informazioni utili alla polizia. Chiedo ai riminesi di farsi avanti. Una città come la nostra deve fare di tutto perché queste quattro bestie, perché solo così si possono definire, vengano prese al più presto e assicurate alla giustizia».

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