Svuotano il conto in banca per comprare una Porsche

Barista riminese vittima dei truffatori ma ora la banca dovrà risarcirlo "I sistemi informatici dell’istituto non erano abbastanza sicuri"

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Gli hanno rubato 130mila euro dal conto corrente in soli due giorni. Buona parte dei risparmi che aveva in banca, che aveva accantonato per ristrutturare la casa, sono andati in fumo a causa di abili truffatori informatici che, dopo essere riusciti a essere impossessati di password e codici di accesso, hanno prelevato i soldi con cinque bonifici effettuati tra il 29 e il 30 gennaio 2019.

Vittima della truffa è un riminese, titolare di un bar di spiaggia. Luomo non si è dato per vinto, e prima ha fatto denuncia contro ignoti e poi, attraverso l’avvocato Jessica Valentini, si è rivolto all’Arbitro bancario finanziario di Bologna per ottenere un risarcimento dalla sua banca, accusata di avere un sistema di home banking poco sicuro. E l’organismo deputato a risolvere i contenziosi extragiudiziali con le banche stavolta ha dato ragione al riminese e ha condannato l’istituto di credito a risarcire la somma di 98.940 euro. Non è tutto l’importo prelevato, "ma è comunque una vittoria importante – fa notare Jessica Valentini, dello studio legale Cedrini e Zamagni – perché purtroppo le truffe di questo genere stanno diventando, purtroppo, sempre più frequenti". ll phishing consiste in una truffa mediante cui la vittima viene indotta a fornire informazioni personali, dati finanziari, numeri di cellulare o codici di accesso in risposta a sms o mail ingannevoli, creati e inviati da abili truffatori informatici. Così è capitato anche al riminese. Pochi giorni prima che gli rubassero i soldi del conto, aveva risposto in buona fede a un sms inviato da quello che sembrava, in tutto e per tutto, il sistema di home banking della sua banca. Cliccando sul link era entrato in un sito web perfettamente identico a quello della banca. In realtà era un sito fasullo, ma grazie l’accesso i truffatori hanno ottenuto password e codici del barista, e prelevato i soldi dal conto con cinque bonifici. Uno di questi, com’è risultato poi, è servito per acquistare una Porsche.

Sono truffe sempre più frequenti, "ma il punto, come ha riconosciuto l’Arbitro bancario, è che gli istituti di credito devono dotarsi di sistemi sicuri per l’accesso all’home banking, per evitare problemi di questo tipo. E la sentenza di risarcimento che abbiamo ottenuto – spiega l’avvocato Valentini – è fondata su questo aspetto. L’Arbitro ha infatti ritenuto come i sistemi informatici della banca non fossero in linea con gli standard del settore, ravvisando gravi carenze". Da qui la condanna a risarcire. "Ci siamo rivolti all’Arbitro bancario di Bologna – sottolinea la Valentini – dopo aver tentato di trovare un accordo con l’istituto di credito. Ma la banca non ne ha voluto sapere". E se la banca non pagherà il dovuto, "allora saremo costretti a rivolgerci al tribunale ordinario". Dei truffatori invece ancora nessuna traccia: si sa solo che le operazioni sul conto corrente del barista sono state eseguite da un computer nella zona di Taranto.

Manuel Spadazzi