Tacchi alti proibiti a scuola a Riccione: la rivolta delle mamme

I cartelli apparsi all’istituto comprensivo Zavalloni. Il preside Tontini: "Nessuna censura, solo sicurezza"

Uno dei cartelli appesi nella bacheca scolastica

Uno dei cartelli appesi nella bacheca scolastica

Rimini, 8 maggio 2021 - Il cartello che vieta le scarpe con tacco alto affisso mercoledì in otto plessi dell’Istituto comprensivo Zavalloni di Riccione fa insorgere diverse mamme, che reclamano il diritto di vestirsi il libertà. Ma il preside, che l’ha esposto per "esclusivo motivo di sicurezza", come accaduto in altre scuole italiane, non indietreggia. Pertanto chi entrerà nel giardino o nell’edificio scolastico con tacco alto, in caso di caduta dovrà assumersi le proprie responsabilità.

"Qualcuno, pensando che quel cartello affisso all’esterno fosse uno scherzo, rideva – premette la mamma di un bimbo delle elementari di viale Cairoli – Non era però una barzelletta, dagli uffici scolatici ci hanno confermato che per motivi di sicurezza non si può accedere alla scuola col tacco alto, perché può capitare che qualcuno si faccia male. Questo vale per tutti, personale e genitori. Io però lavoro in ufficio e uso i tacchi alti tutti i giorni, che faccio, per andare a prendere bambini cambio scarpe o non mi fanno entrare neppure in giardino?". Le domande vanno oltre: "Ma chi misura il tacco, di che tipo e qual è l’altezza massima consentita? Oltretutto se qualcuno inciampa e si fa male non viene coperto dall’assicurazione?". "A mio avviso, esporre un cartello del genere pone molti interrogativi sotto diversi punti di vista, compreso l’atteggiamento verso le donne – riprende un’altra mamma – Siamo in pieno fermento su leggi come il Ddl Zan e dibattito su comportamenti femminili. Questa presa di posizione così formulata, anche se legittima, può apparire poco educata e insensibile. Cerca di fugare ogni dubbio il preside Nicola Tontini, da sei anni all’Ic2: "Il tutto è nato dai corsi di aggiornamento che stiamo seguendo per legge – spiega – per cui i responsabili ci hanno ricordato che questo rientra in tutte le regole della sicurezza dell’istituto, e che è meglio un cartello in più che uno in meno. Nessun intento di censura o di controllo sui genitori e i loro costumi. Ricordiamo solo che se succede qualcosa non ci devono far causa, sostenendo che è colpa del pavimento e che la responsabilità è della scuola, mentre magari è dei tacchi. A scuola è chiaro che ognuno poi viene come gli pare, dal mio ufficio con le vetrate, non guardo certo le scarpe di chi entra. Il cartello di divieto resta lì per ricordare che è meglio portare calzature comode". Aggiunge: "E’ vero che abbiamo l’assicurazione, ma per tante persone oggigiorno ricorrere all’avvocato è come andare a prendere l’acqua fresca alla fonte, per cui è doveroso dare le indicazioni. Su questo aspetto specifico non ci hanno mai fatto causa, per altro si, per cui ci tuteliamo col cartello". Sta dalla parte di Tontini anche l’assessore ai Servizi educativi, Alessandra Battarra: "Il preside ha agito correttamente, ha seguito i corsi di sicurezza per cui deve dare la giusta informativa".