Tassa di soggiorno, a Rimini indagati gli evasori

La Procura apre un fascicolo su venti albergatori che ora rischiano il carcere

Per la presidente degli albergatori di Rimini, Patrizia Rinaldis, i furbetti della tassa di soggiorno meritano il carcere

Per la presidente degli albergatori di Rimini, Patrizia Rinaldis, i furbetti della tassa di soggiorno meritano il carcere

Rimini, 15 novembre 2018 - I furbi della tassa di soggiorno se la vedranno brutta. La Procura ha aperto un fascicolo dove una ventina di albergatori sono indagati non più per appropriazione indebita, ma per peculato. Un reato, questo, che prevede da 4 a 10 anni di carcere.

A dare il ‘la’ era stato Palazzo Garampi che aveva presentato una denuncia nei confronti di quelli che la tassa se l’erano messa in tasca, facendo gli gnorri con l’amministrazione. La maggior parte sono gestori di hotel a 3 stelle che rappresentano circa i due terzi degli alberghi riminesi. A giugno del 2018 il Comune aveva già quantificato un ‘buco’ che sfiorava i 170mila euro, a cui si sono aggiunti gli ultimi arrivati di fine stagione. Ora la svolta della Procura che li ha iscritti nel registro degli indagati con un capo di imputazione con cui c’è poco da scherzare, giudicandoli ‘incaricati di pubblico servizio’, in quanto riscuotono la tassa per conto dell’amministrazione.

«Il Comune di Rimini – spiega l’assessore al Bilancio, Gian Luca Brasini – deve per legge segnalare alle autorità competenti i fatti che possono costituire una fattispecie di danno erariale o di reato, come per questi casi. E’ il giudice che stabilisce la sussistenza del reato, la sua tipologia e punibilità. Di recente, la Suprema Corte si è orientata sul peculato, ritenendo che al momento dell’incasso dell’imposta, l’albergatore è qualificabile come agente contabile, quindi incaricato di pubblico servizio. Il reato di peculato è molto più grave di quello dell’appropriazione indebita, e proprio per questo evolversi della situazione si richiama l’attenzione di tutti a rispettare termini di scadenza e importi da riversare». 

***

 

LEGGI ANCHE Tassa  di soggiorno più cara, stangati anche camping e Airbnb

 

«Rischiano di andare in galera? Ben gli sta». Patrizia Rinaldis, presidente degli albergatori di Rimini, non fa sconti agli ‘evasori’ della tassa di soggiorno, nè accenna a difese di categoria. Per lei non ci sono dubbi: si meritano di pagarla cara.

Il peculato è un reato ben più grave dell’appropriazione indebita. Crede che sia ‘troppo’?

«Per niente. Me ne frego se passano dei guai grossi, perchè quello che fanno è altrettanto grave e non ci trovo niente di strano che la magistratura ravvisi quel reato».

Ha decisamente il dente avvelenato...

«Sicuro. Questi albergatori che si intascano la tassa di soggiorno, non solo rubano al territorio ma anche a me come privato cittadino. Non piace a nessuno fare gli esattori per conto dell’amministrazione, ma questa imposta la versiamo al Comune sperando che venga investita sul territorio. Ecco perchè quelli rubano anche e soprattutto ai riminesi. Se i magistrati li mettono in galera gli sta solo bene».

Ha un’idea di chi possano essere gli indagati?

«Secondo me sono sempre gli stessi, i recidivi. Quelli che io definisco i non professionisti del settore. La maggior parte degli albergatori sta nelle regole e paga il dovuto. Magari c’è chi si trova in difficoltà e fa slittare il versamento o lo rateizza, e comunque siamo sempre pronti ad aiutarli. Ma ci sono anche quelli che si muovono diversamente».

E come?

«Affittano l’albergo per la stagione, si intascano la tassa di soggiorno e poi l’anno successivo magari vanno da un’altra parte, si prendono un altro hotel e partono con un’altra ragione sociale. E magari sono anche quelli che fanno tariffe da 12 euro al giorno. Facciamo già tanta fatica così, si cerca di andare avanti con grandi difficoltà e questi si intascano i soldi che chiediamo ai turisti per conto del Comune. Ecco perchè non posso definirli albergatori. Quello che fanno è gravissimo».

Avete intenzione di prendere provvedimenti?

«A questi personaggi ci sta già pensando la magistratura, e spero davvero che non gli facciano sconti. E comunque non deve assolutamente passare il messaggio che i furbi l’hanno sempre vinta. Perchè se è così’, per gli operatori onesti finisce per esserci poco spazio di lavoro».

Quindi nessuna difesa di categoria...

«Questi, lo ripeto, non si comportano come albergatori seri e onesti. E’ arrivato il momento di fare qualcosa, e mi sembra che la giustizia si stia muovendo in questo senso. Ma è necessario anche che in casi come questi, come presidenti ci mettiamo la faccia. Non si può avvallare tutto, questa è gente che si intasca i soldi dei turisti».