Tassa di soggiorno, il sindaco di Rimini: "Qui nessun aumento"

"Ma guai a parlare di stangate"

Andrea Gnassi (foto Petrangeli)

Andrea Gnassi (foto Petrangeli)

Rimini, 1 dicembre 2019 -  Un tesoretto fatto di 7,7 milioni di presenze che portano in dote quasi 8 milioni di euro. La tassa di soggiorno per Rimini è un affare serio. E il decreto fiscale approvato alla Camera potrebbe incrementare questa fortuna in maniera considerevole. Rimini infatti rientra a pieno titolo nei Comuni che ogni anno registrano presenze oltre 20 volte il numero dei residenti. E quindi potrebbe aumentare la tassa di soggiorno fino a 10 euro.

Sindaco Andrea Gnassi, è pronto ad alzare le tariffe?

«A Rimini non è all’ordine del giorno. Ma vorrei dire una cosa».

Prego.

«Ho letto commenti che parlano di mini-stangata. E mi sembra surreale».

Perché?

«Perchè da decenni le città e i Comuni si battono per avere maggiore autonomia fiscale. Da anni chiediamo di avere voce in capitolo sull’Irpef. Gran parte dell’Imu che raccogliamo prende la strada di Roma. E ora che finalmente si va nella direzione di una maggiore autonomia sento parlare di mini-stangata».

Come la vuole definire?

«Una possibilità. In questo modo ogni città interessata dal provvedimento può decidere se aumentare o meno la tassa di soggiorno. Ogni comune potrà riflettere e fare una scelta in base agli obiettivi. Credo che si tratti davvero di uno strumento di autonomia».

E Rimini potrebbe sfruttare questa possibilità?

«Noi all’inizio di quest’anno abbiamo già adeguato la tassa, mantenendo però tariffe popolari». Non le fanno gola le possibili maggiori entrate? «Mi interessa di più l’indotto creato dalla Fiera. O che i turisti possano utilizzare i servizi che abbiamo. I fondi si possono reperire anche da altre parti».