
Un territorio che sprofonda. Dalla Valconca alla Valmarecchia. Passato il nubifragio, per borghi e piccoli comuni dell’entroterra è cominciato l’incubo delle frane. Uno spauracchio che puntualmente, a ogni ondata di maltempo particolarmente intensa, torna a fare capolino, e che questa volta almeno in alcune zone ha assunto contorni drammatici. Come a Montescudo, dove nella notte tra mercoledì e giovedì quattro famiglie sono state costrette a lasciare le loro case in via le Bance, dopo che la strada è letteralmente collassata. A loro ieri si sono aggiunte altre due persone, sgomberate dalla loro abitazione in via Cortine, dove già lo scorso gennaio era partito un piano di evacuazione che aveva coinvolto cinque famiglie. Quanto a via le Bance, "nelle ultime ore abbiamo assistito a nuovi cedimentu, anche se l’avanzare della frana non dovrebbe pregiudicare ulteriormente la stabilità degli immobili – spiega il sindaco Gian Marco Casadei –. Al momento tuttavia è difficile prevedere quando le abitazioni potranno essere dichiarate agibili. Il Comune è al fianco delle famiglie".
Ma Montescudo non è sola. Sono centinaia le segnalazioni per frane, fenomeni di dissesto, cedimenti e crolli che arrivano da ogni parte della provincia. Da Gemmano a Montefiore Conca, da Sant’Agata Feltria a Talamello, passando per Pennabilli e Casteldelci. San Leo conta almeno una ventina di frane, quattro abitazioni evacuate. Altre evacuazioni anche a Novafeltria, dove ieri mattina sono state sgomberate due famiglie nella frazione di Torricella. Attualmente sono 38 gli sfollati in provincia. Undici persone, residenti nella frazione di Rosciano a Sant’Agata Feltria, sono isolate. Mentre a Novafeltria i residenti di Perticara e del capoluogo ieri sono rimasti ancora senz’acqua per il guasto a una tubatura. E nel frattempo è già partita la conta dei danni. "Per rendere le strade percorribili ci vorranno milioni di euro", dicono i sindaci in coro. Comuni collinari e montani sono i più colpiti. Ma il pericolo non risparmia nessuno. Ieri il Comune di San Giovanni in Marignano ha disposto la chiusura della ciclabile lungo il Conca "per il crollo di un costone".
Negli uffici della Prefettura i telefoni sono roventi, mentre i tecnici e i cantonieri della Provincia fanno avanti e indietro dalle zone interessate dagli smottamenti. "Sui circa 480 chilometri di strade provinciali – spiegano dalla Provincia – sono quasi un centinaio i casi che stiamo cercando di tenere sotto controllo". Si parla sia di carreggiate invase da strati di terreno caduto verso il basso, che di strade nelle quali sono spuntate crepe e cedimenti. Che l’area del Riminese fosse particolarmente sensibile al rischio idrogeologico, d’altra parte, non è affatto una novità. Il 21,8% del nostro territorio, pari a 188,7 chilometri quadrati, si trova in aree di pericolosità da frana elevata e molto elevata, il secondo dato più alto a livello regionale secondo il report 2021 dell’osservatorio Ispra. In queste zone abitano 8.076 le persone, corrispondenti al 2,5%, della popolazione.
Lorenzo Muccioli