Troppe incertezze, Sigep rinviato a marzo

L’andamento del contagio ha spinto Ieg a posticipare la data del Salone internazionale del gelato che doveva svolgersi a gennaio

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Il Sigep getta la spugna. Ma è pronto a rialzarsi, in meno di due mesi. "Rinviate a marzo 2022 Sigep e Vicenzaoro January – si legge in una nota di Ieg, Italian Exhibition Group –. Le associazioni di categoria, alla luce degli attuali indicatori pandemici, valutano infatti impossibile una visitazione significativa tanto dall’Italia, quanto dall’estero, Europa compresa". Il Salone internazionale di gelateria, pasticceria e panificazione artigianale, vetrina europea delle eccellenze del settore dolciario, era in programma dal 22 al 26 gennaio alla Fiera. E’ stato rimandato al 12-16 marzo. Rinviato anche l’evento dedicato all’oreficeria e alla gioielleria, in programma a Vicenza nel mese di gennaio. E’ stato spostato al 17-21 marzo. "In particolare – aggiunge la Fiera – le sollecitazioni pervenute in tal senso da tutte le compagini associative di Sigep hanno messo Ieg nelle condizioni di prendere atto che l’evoluzione della pandemia non consentiva di mantenere la manifestazione nella terza decade di gennaio. Di qui la decisione di Ieg di uno spostamento nella miglior data possibile, quella del mese di marzo". Insieme a Ecomondo e Riminiwellness, Sigep è l’evento di punta nel ’cartellone’ di Ieg. "Con il dilagare dei contagi e le restrizioni ulteriori da parte del governo – attacca Antonio Carasso, presidente di Promozione albergiera – a partire dal Super green pass che sarà obbligatorio anche negli alberghi e alle manifestazioni fieristiche dal 10 gennaio, la situazione si è fatta complicata soprattutto riguardo a queste ultime, a cominciare dal Sigep previsto a gennaio, che contava circa il 20-25 per cento di partecipanti provenienti tradizionalmente dall’estero". "Un duro colpo per il nostro turismo – aggiunge la presidente Aia Patrizia Rinaldis –. Ci auguriamo che la manifestazione possa svolgersi, come da nuova calendarizzazione, nella prima metà di marzo".

Quanto al Capodanno, "stanno piovendo disdette. i riempiemnto medio degli hotel è del 50-60%", aggiunge Carasso. "Ci sono alcuni rari casi di titolari di alberghi risultati positivi – spiega Rinaldis – e che quindi hanno dovuto rinunciare alla apertura, ’girando’ le prenotazioni a qualche collega". "Aprire un albergo ha dei costi – aggiunge Carasso – e alcuni operatori, piuttosto che rischiare di lavorare in perdita, hanno preferito rinunciare all’apertura e ’dirottare’ la clientela in altre strutture ricettive".

Mario Gradara