Troppi contagi: Rimini è di nuovo in lockdown "Ma ora acceleriamo su vaccini e ristori"

La nostra provincia e il resto della Romagna in zona arancione scuro. Per Gnassi "decisione sofferta ma inevitabil adesso avanti tutta con la campagna di immunizzazione". La Tosi: "Non meritavamo le nuove restrizioni"

"Ma ora acceleriamo su vaccini e ristori"

"Ma ora acceleriamo su vaccini e ristori"

di Manuel

Spadazzi

Un anno dopo l’inizio dell’incubo Covid arriva per noi il secondo lockdown. Quello che tanti temevano si è puntualmente avverato: da martedì la nostra provincia e il resto della Romagna saranno in zona arancione scuro e ci resteranno almeno fino al 15 marzo. Restrizioni più rigide come quelle già scattate giovedì nel Bolognese. Si salvano solo Forlì e alcuni comuni limitrofi, ma non la zona del Cesenate dove il Covid, così come nella nostra provincia, è tornato a picchiare duro. Tra il 12 e il 25 febbraio in Romagna sono stati diagnosticati 6mila nuovi positivi, di cui 2.143 a Rimini, altri 1.750 a Ravenna, 1.311 a Cesena, 773 a Forlì. Pesa l’effetto ’variante inglese’ presente nel 50% dei nuovi casi in Romagna, con punte più alte nel Ravennate e nel Riminese. E in 6 distretti sanitari (su 8) della Romagna, sottolinea il direttore generale dell’Ausl Tiziano Carradori, "abbiamo più di 500 casi ogni 100mila abitanti", che è la soglia critica. In Romagna la media è di 534, si è arrivati a 775 nel distretto del Rubicone, nella provincia di Forlì-Cesena, a 729 in quello di Riccione e della zona sud della nostra provincia, e sono quasi 600 nel distretto sanitario nord del Riminese, di cui fanno parte il capoluogo, Bellaria, la Valmarecchia. Si è abbassata l’età media dei positivi e di questo passo, secondo l’Ausl, si rischia di arrivare a 550 pazienti Covid ricoverati negli ospedali della Romagna entro la metà marzo, contro gli attuali 400.

Numeri che hanno pesato nella decisione maturata nel vertice di ieri tra la Regione, i sindaci e l’Ausl della Romagna. Una decisione " difficile e sofferta – dicono il governatore Stefano Bonaccini e l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini – ma abbiamo il dovere di ascoltare le autorità sanitarie". Le restrizioni (vedi l’articolo a pagina 4) saranno in vigore da martedì e fino al 15 marzo. Sono "restrizioni rigorose, che tutti noi speravamo non più necessarie – ammette il sindaco Andrea Gnassi – ma che oggi ci appaiono come l’unica scelta possibile per evitare di andare a congestionare di nuovo gli ospedali e invertire la curva dei contagi, che si è pericolosamente impennata negli ultimi giorni". Secondo Gnassi i numeri "sono chiari, non sono opinioni. La provincia di Rimini è tra quelle con le più alte percentuali in regione per vaccini eseguiti, tamponi fatti e procedure di contact tracing. La terapia intensiva oggi è sotto controllo. Ma la prospettiva di crescita dei contagi induce ad assumere ulteriori provvedimenti". Per Gnassi è una scelta "sofferta soprattutto per le scuole, ma la situazione di oggi lascia pochi margini. Quei margini che responsabilmente tutti noi dovremo ritrovare". Al tempo stesso, "le famiglie, i lavoratori, le imprese hanno bisogno di certezze. Serve un’immediata accelerazione sulla campagna vaccinale, e stessa cosa vale per i ristori: chiusure, restrizioni e divieti saranno sempre meno compresi se non verranno accompagnati da adeguate risposte".

Ieri, ancor prima che venissero ufficializzate le nuove restrizioni, il sindaco di Riccione Renata Tosi ha tuonato contro il provvedimento, arrivato poi in serata. "Non è giusto chiudere anche la provincia di Rimini. La situazione negli ospedali non non mostra segni di particolare sofferenza, e nuove restrizioni senza i vaccini e senza i controlli sui comportamenti non hanno senso. Rischiano solo di produrre ulteriori disagi nelle comunità e creare nuove fragilità economiche e sociali". E ancora: "A un anno esatto dalle misure più drastiche per contenere la pandemia, ci ritroviamo allo stesso punto: chiudere le scuole e chiedere sacrifici ai cittadini". Pertanto "mi aspetto dalla Regione insieme all’ordinanza anche l’invio di vaccini per la Romagna". Va fatta "una campagna vaccinale a tappeto", "vanno dati ristori adeguati alle categorie più penalizzate". Critico anche il sindaco di San Leo, Leonardo Bindi: "Io e altri avevamo chiesto di aspettare a chiudere le scuole, almeno le elementari. Non siamo stati ascoltati. La decisione di fatto era già presa da Regione e Ausl".