Truffa dei bonus, sequestrati i beni di Francioni

Operazione Free Credit: la Guardia di Finanza sequestra 9,7 milioni di euro a cinque persone, tra cui il commercialista riminese

Stefano Francioni, 42 anni, da fine marzo agli arresti domiciliari

Stefano Francioni, 42 anni, da fine marzo agli arresti domiciliari

Speravano forse che, nascondendo il loro tesoro in Austria, gli inquirenti non lo avrebbero mai trovato. E invece alla fine la pista seguita dai finanzieri del Comando provinciale di Rimini li ha portati fino a quella cassetta di sicurezza. Quello che c’era dentro era degno di uno sceicco: lingotti d’oro e di platino e orologi superlusso per migliaia e migliaia di euro. Era questo, secondo i militari delle Fiamme Gialle guidati dal tenente colonnello Roberto Russo e coordinati dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli, il ‘bottino’ messo insieme dall’organizzazione dedita alla compravendita di finti crediti di imposta, generati attraverso una complessa truffa ai danni dello Stato che sfruttava alcune falle nel meccanismo di erogazione di crediti di locazione, bonus facciate e sismabonus a favore delle aziende colpite dall’emergenza Covid. Dopo il primo blitz, scattato a fine gennaio con l’avvio dell’operazione ‘Free Credit’, nei giorni scorsi i finanzieri hanno dato esecuzione al secondo decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del tribunale di Rimini nei confronti di cinque indagati. Tra questi ultimi c’è anche l’ex commercialista riminese (attualmente sospeso dall’Ordine) Stefano Francioni, 42 anni, da fine marzo agli arresti domiciliari, dopo il via libera alla richiesta di scarcerazione dei suoi legali, gli avvocati Moreno Maresi e Andrea Guidi. Le Fiamme Gialle hanno messo i sigilli a quote societarie e anche ad un appartamento con garage.

Francioni, secondo la ricostruzione fatta dalla Procura, era uno degli uomini di fiducia di altre tre indagati, Nicola Girolamo Bonfrate (53 anni), la moglie Imane Mounsiff (35) e Giuseppe Felice Guttadoro (62), ritenuti i principali promotori di un sodalizio criminale che erano arrivato coinvolgere più di 80 persone in varie Regioni italiane. Proseguono nel frattempo le indagini sull’organizzazione criminale ramificata in tutta la Penisola, che sfruttando alcuni prestanome all’interno di aziende decotte era riuscita – attraverso richieste di rimborso gonfiate all’inverosimile inserite nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate – ad ottenere milioni di euro in crediti di imposta, reinvestendo i profitti in varie attività, come immobili o ristoranti, o facendoli confluire su conti correnti in paradisi fiscali. Un raggiro che avrebbe fruttato la bellezza di 440 milioni di euro. Il 97 per cento di questi sono stati prontamente bloccati dai finanzieri prima che venissero ceduti: 80 erano già stati immessi nel sistema di vendita e sarebbe bastato un ‘click’ per farli sparire nel nulla. Tra i beni messi sotto sequestro, oltre alla già citata cassetta di sicurezza, ci sono anche criptovalute, attualmente custodite in ‘wallet elettronici’ così da impedirne la movimentazione. Il sequestro della cassetta di sicurezza in Austria, come ricorda il tenente colonnello Russo, è stato possibile "grazie al decisivo supporto dell’ufficio italiano di Eurojust. Un ottimo esempio di cooperazione, che ha portato a risultati importanti".