
I carabinieri indagano sulla truffa (foto di repertorio)
Rimini, 11 maggio 2025 – “Sei stato magnifico grazie di tutto”. Con queste parole di scherno, quasi a voler sancire con la beffa un danno da 50mila euro, un imprenditore riminese di 60 anni ha purtroppo preso coscienza di essere rimasto vittima di una articolata truffa telefonica. Un’agnizione crudele nelle modalità, avvenuta dopo una giornata di follia cominciata con una chiamata da parte di un’utenza riconducibile a una banca associata a quella in cui l’imprenditore – che ha un’azienda a San Marino – detiene regolarmente un conto. Un interlocutore insomma all’apparenza affidabile, il quale, però, sin da subito avrebbe cominciato a rivolgere al malcapitato imprenditore alcune richieste strane. Anzitutto, secondo la denuncia che il sessantenne ha presentato ai carabinieri di Rimini, l’uomo all’altro capo del telefono si sarebbe presentato come un operatore della banca, il quale avvertiva l’imprenditore che sul suo conto si era appena verificato uno spostamento sospetto di denaro. Nello specifico, quasi 50mila euro erano appena stati trasferiti da una persona che il sessantenne confermava non essere lui.
Proprio da qui, dalla concitazione e apprensione di tamponare l’improvvisa e presuntamente fraudolenta fuga di denaro, si sarebbe innescato il meccanismo truffaldino nei confronti dell’imprenditore il quale, invitato a raggiungere il proprio istituto di credito per bloccare il fantomatico bonifico, subito dopo sarebbe stato contattato anche da un’altra utenza ritenuta credibile. Questa volta, a chiamarlo, è stato il numero della questura di Rimini (clonato) da cui un fantomatico ispettore della Polpost avrebbe spiegato al sessantenne di fare ciò che l’operatore bancario gli avrebbe chiesto poiché tutto faceva parte di una più ampia indagine per capire chi ci fosse dietro l’operazione fasulla. È stato così che il 60enne si è convinto a compiere in prima persona un bonifico istantaneo su indicazione del fasullo bancario, indirizzato al conto di un presunto notaio campano che avrebbe fatto da garante al recupero del pari importo (50mila euro).
Solo l’inizio di un articolato disegno criminoso architettato dai truffatori per far perdere tempo alla propria vittima inducendola a rimbalzare tra la questura di Rimini e quella di Ravenna nel tentativo di prendere un contatto diretto con quel fantomatico ispettore di Polpost che gli aveva garantito di potersi fidare delle indicazioni del bancario. Tentativi finiti in entrambi i casi (a Ravenna l’uomo era stato dirottato sempre dal bancario fasullo per andare a presentare la querela) in una bolla di sapone, scoppiata in faccia con violenza all’imprenditore una volta scoperto che in nessun ufficio di polizia era mai comparso il nome dell’agente con cui si era interfacciato. Sospetti diventati certezze, infine, proprio quando da un numero cellulare quel complimento maligno “sei stato magnifico” ha sancito la questua truffaldina. Tanto che, stando a quanto emerso da dopo la reale denuncia del sessantenne, i 50mila euro da lui bonificati al presunto notaio sarebbero finiti su un conto campano appartenuto a una persona che aveva già denunciato la scomparsa delle proprie carte di credito. E da lì, il denaro sarebbe stato nel frattempo frazionato in una decina di altri bonifici istantanei: diretti per lo più verso conti maltesi.