Tubercolosi, tre casi a Rimini. Panico a scuola

Allarme lanciato dai genitori: alunni a scuola con la mascherina

Tre casi di tubercolosi in città

Tre casi di tubercolosi in città

Rimini, 30 maggio 2019 - Dopo tre casi di tubercolosi in una scuola elementare di Rimini, tra i genitori si diffonde il panico. Una paura comprensibile, anche se l’Ausl ha già rassicurato papà e mamma che tutto è sotto controllo e che possono stare tranquilli. Cosa tutt’altro che facile, sostengono i genitori, soprattutto dopo che l’Azienda ha spiegato che non è necessario fare a tutti la profilassi. Il risultato è stato che le famiglie dei bambini sono ancora più agitate, e qualcuno ha addirittura deciso di mandare a scuola i figli con la mascherina.

Il primo caso di Tbc nell’istituto si era verificato nell’aprile scorso, quando una bimba di sette anni era stata ricoverata nel reparto Infettivi dell’ospedale Infermi, mentre l’Ausl aveva fatto scattare il protocollo ministeriale previsto in questi casi, sottoponendo i giovani alunni della sua classe al test di Mantoux, per accertare se qualcuno fosse positivo alla tubercolosi. Stessa cosa era stata fatta con gli insegnanti e i familiari della bimba, con almeno una quarantina di persone che erano state messe sotto osservazione. Le condizioni della bambina non erano apparse preoccupanti fin dal primo momento, la terapia aveva subito fatto effetto e si era ripresa senza problemi.

Ora si scopre però che quello di aprile non è stato l’unico caso di tubercolosi nella scuola, dal momento che altri due giovani alunni si sono ammalati di Tbc nelle ultime settimane. E ora i genitori sono in allarme. «A scuola si è creato un po’ di panico – racconta una mamma che si fa portavoce per un nutrito gruppo di genitori – c’è stata una riunione con l’Azienda sanitaria, le famiglie e il personale della scuola. In quella occasione abbiamo chiesto che venisse fatto il test di Montoux a tutti quanti. Ma qualche giorno fa è arrivata una lettera dal responsabile dell’istituto, in cui ci viene spiegato che l’Ausl non ritiene necessario fare il test a tutti quanti, essendo già stato individuato il cosiddetto ‘caso fonte’ e che la situazione ora è del tutto sotto controllo».

Una spiegazione però che invece di rassicurare padri e madri, dice, li ha agitati ancora di più. «L’Azienda – continua – ha concluso che non è necessario, ma quella lettera non ci ha rassicurati per niente. Su quel ‘caso fonte’ non si sa proprio nulla, e non vorremmo che la situazione fosse stata sottovalutata. Il silenzio in questi casi può essere pericoloso. Io credo che avremmo diritto a qualche informazione in più, così da poterci convincere completamente che i nostri figli non corrono alcun rischio di contrarre la malattia. In situazioni del genere finisce che si sparge la paura magari senza motivo, e infatti ci sono stati alcuni casi di genitori che sono arrivati al punto da mandare a scuola i loro figli con la mascherina, tanto per stare sul sicuro. Vorremmo che l’Azienda sanitaria ci spiegasse bene come e perchè i nostri bambini non sono in pericolo».