Uccise la moglie malata a Rimini: ora rischia l’ergastolo

Un infermiere in pensione soffocò la compagna malata di Alzheimer. La procura lo accusa di omicidio volontario, ma per lui fu "un atto d’amore"

La coppia

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"Non è stato un omicidio, ma un atto di amore". Filippo Maini, 75 anni, infermiere in pensione, lo aveva scritto persino su biglietto ritrovato dai soccorritori sul letto nuziale: lui e la moglie Luisa Bernardini, un anno più grande, malata terminale di Alzheimer, avevano deciso di comune accordo di farla finita. Da mesi continua a difendere la sua versione, ovvero che lui e la compagna avrebbero voluto andarsene via così, insieme, fianco a fianco, dopo 53 anni di matrimonio felice. Maini aveva fatto ingerire alla moglie farmaci contenenti benzodiazepine e poi, secondo la ricostruzione dai carabinieri, l’avrebbe soffocata. Era il 22 giugno del 2020. Anche lui aveva ingerito dei farmaci, e poi si era messo a letto con dei sacchetti di plastica in testa. Ma era stato salvato in extremis. "Sono stato sfortunato, sono sopravvissuto a Luisa, questa è la mia tragedia" ha spiegato più volte agli inquirenti. Era stata proprio lei, afferma, a fargli quella richiesta. Lui, che non riusciva più a vederla in quello stato, aveva accettato. Diversa però la ricostruzione fatta dalla procura, che lo accusa di omicidio volontario aggravato dal rapporto affettivo con la vitima. Secondo gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuatore Luca Bertuzzi, la moglie di Maini non avrebbe mai espresso la volontà di mettere fine alla sua vita. Non avrebbe avuto la lucidità per poterlo fare, essendo affetta da una grave demenza senile, conseguenza diretta del morbo di Alzheimer, che l’aveva ridotta a uno stato più simile a quello di una bambina. Una versione che sarebbe stata confermata anche dalla badante che assisteva la donna, secondo cui Luisa "non avrebbe mai espresso il desiderio di morire". Il pm ha chiesto per lui il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare si terrà davanti al gup del tribunale di Rimini il 17 maggio prossimo. Il 75enne, che è difeso dall’avvocato Alessandro Sarti, rischia ora di dover scontare l’ergastolo, almeno sulla base dell’ipotesi di reato. Non sarà possibile richiedere il rito abbrevviato, in quanto i reati puniti con l’ergastolo non lo prevedono. Il legale formulerà comunque la richiesta.

Lorenzo Muccioli