Uccise moglie malata Scontro sulle perizie

L’avvocato di Maini: "Nulla la testimonianza resa dalla badante"

"L’ho uccisa per amore". Lo ripete da quel giorno Filippo Maini, il 77enne ex infermiere che il 22 giugno 2020 uccise la moglie, da anni malata di Alzheimer, e poi tentò il suicidio. Il pm Luca Bertuzzi ha chiesto per Maini il processo per omicidio volontario aggravato, e ieri nell’udienza preliminare ha chiesto di poter svolgere altre due perizie: una psichiatrica su Maini, per valutare se era capace di intendere e volere, e una seconda per valutare - tramite testimoni e cartelle cliniche - se Luisa Bernardini, la moglie, gli avesse davvero chiesto di aiutarla a mettere fine alle sue sofferenze. Il 31 maggio si saprà se l’ex infermiere andrà a processo per omicidio aggravato: nel caso, rischia l’ergastolo. Ma si profila uno scontro sulle perizie. Per l’avvocato di Maini Alessandro Sarti, va considerata nulla e quindi non inutilizzabile la deposizione fatta durante l’incidente probatorio dalla badante, che aveva spiegato come Luisa non avesse mai manifestato il desiderio di farla finita.