Ucciso a colpi di pistola il rapinatore che aveva terrorizzato Rimini

Omicidio-suicidio nel Modenese: una delle due vittime è il 48enne Francesco Bordone. Nel 2017 armato di martello aveva assaltato la gioielleria Marchini e alcuni ‘Compro oro’

Ucciso a colpi di pistola il rapinatore  che aveva terrorizzato Rimini

Ucciso a colpi di pistola il rapinatore che aveva terrorizzato Rimini

Un passato da rapinatore violento, una morte arrivata in maniera altrettanto sanguinaria. È di Francesco Bordone, 48 anni, uno dei due cadaveri ritrovati giovedì scorso verso mezzogiorno in una villa di Serramazzoni, comune dell’Appennino modenese. Quando i carabinieri sono entrati, si sono trovati davanti, in salotto, il corpo di Claudio Belloi, 77 anni, commerciante di pellami, venditore ambulante e proprierario dell’abitazione, con una vistosa ferita d’arma da fuoco alla testa. Al piano di sopra, in una delle camere, c’era invece quello crivellato dai colpi di Bordone. Quest’ultimo, originario del Modenese ma trasferitosi a Bologna, per un certo periodo aveva intrecciato il suo destino con Rimini. Qui, nel 2017, era salito alla ribalta delle cronache come il "rapinatore con la maschera". Quella di silicone che aveva indossato il 19 ottobre di quell’anno per assaltare la gioielleria Marchini di viale Vespucci, dove aveva preso a martellate il proprietario. In quel periodo Bordone, di professione grafico e figlio di un noto avvocato di Modena, aveva deciso di reinventarsi come come rapinatore. La sua specialità era quella di fare i colpi con una maschera sul viso ma anche e soprattutto di pestare senza pietà chi si frapponeva tra lui e il bottino. La squadra mobile lo aveva collegato anche ad altre rapine, due ai danni di negozi ‘Compro oro’ di Rimini e una ad una gioielleria di San Marino. Il suo covo era una mansarda in un condominio di Marina Centro, di proprietà della famiglia della moglie. Era stata proprio la suocera ad allertare le forze dell’ordine, spiegando di essere andata a pulire l’immobile e di aver trovato sotto il letto un borsone con una inquietante maschera in lattice. Dentro, però, c’era anche lo scontrino di un negozio di piazza Ferrari. Attraverso quello, gli inquirenti erano riusciti a stringere il cerchio attorno a Bordone. Che però aveva anticipato tutti, andandosi a costituire in questura a Modena. Nel 2018 era stato condannato a cinque anni. Da allora si era rifatto una vita grazie anche a Belloi.

Stando ad una prima ricostruzione, il 77enne avrebbe sparato a Bordone prima di rivolgere l’arma verso se stesso. Bordone viveva in affitto in un’abitazione di proprietà di Belloi, sempre a Serramazzoni. Chi conosce i protagonisti della tragedia parla di due persone legate da un rapporto di stima e fiducia reciproci. Belloi e Bordone si erano conosciuti tempo fa e il commerciante pare avesse deciso di affidare i lavori di ristrutturazione delle stesse proprio a Bordone. Tra i due però c’era anche un grande rapporto di amicizia: cenavano spesso insieme ai parenti e agli amici del muratore 48enne e la sera la trascorrevano sovente insieme. I colpi sarebbero stati sparati dalla pistola che il commerciante di pellami deteneva regolarmente in casa. Sono in corso verifiche sul movente. Ma si indaga anche per escludere l’eventuale presenza di terze persone all’interno dell’abitazione.