Ucraini via da Rimini tra le lacrime Due su tre rifiutano il trasferimento

Gli albergatori che li ospitano: "Anche se non riceveremo rimborsi non metteremo nessuno alla porta"

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di Manuel Spadazzi

Scandiscono i loro nomi ad alta voce più volte: trovarli. "Tatyana, Aleksander, Irina...". I bambini piangono, mentre le donne fanno la spola con le valigie tra gli hotel e i bus in attesa. "Mamma, perché ce ne dobbiamo andare via anche da qui?", chiede la piccola Olga alla madre. Sono scappati dalla guerra, e ieri hanno dovuto fare anche le valigie da Rimini. Sono i profughi ucraini che ieri, su disposizione del ministero dell’Interno (in collaborazione con la Regione), sono stati trasferiti da alcuni hotel riminesi in altre regioni. Coordinate dalla Prefettura, le operazioni sono state affidate a volontari della protezione civile e agli agenti della Polizia, per evitare problemi e disordini.

I momenti di tensione ci sono stati comunque, soprattutto negli hotel della zona sud. Al Luna Rossa e in altri alberghi di Miramare e Rivazzurra sono comparsi striscioni di protesta (anche in lingua ucraina) con la scritta "No allo sfratto". "Non ci potete mandare via da Rimini", hanno ribadito alcuni agli agenti e agli uomini della protezione civile che provavano, inutilmente, a convincerli a salire sui bus. Anche gli albergatori hanno protestato. Stefano Lanna e altri si sono lamentati per come sono state gestite le operazioni. "Abbiamo saputo tutto all’ultimo. E sugli elenchi c’erano anche persone che hanno qui a Rimini familiari e amici, e non ne vogliono sapere di andare in Piemonte, Basilicata o Puglia dove non hanno nessuno".

Il piano del ministero prevedeva il trasferimento da Rimini di 400 profughi in 7 regioni diverse, ma alla fine ieri solo 128 hanno lasciato la città. "D’altra parte – spiegano dalla Prefettura – non li potevano obbligare ad andarsene". Negli hotel dell’associazione ’Riviera sicura’, i primi a spalancare le loro porte ai profughi, fino a ieri i rifugiati ucraini ospitati erano 800. Tra quelli che hanno accettato di lasciare Rimini, molti erano alloggiati a Viserbella all’hotel Brenta (il primo ad accogliere gli ucraini) e in alberghi vicini. "Abbiamo dato la massima collaborazione a Prefettura, protezione civile, forze dell’ordine – assicura Giosuè Salomone, il presidente di ’Riviera sicura’ – lavorando tutta la notte per il trasferimento. Ma li avevamo avvertiti: molti dei profughi che ospitiamo qui hanno parenti e amici, immaginavamo non se ne sarebbero andati".

Salomone assicura che "l’accoglienza dei profughi nei nostri alberghi proseguirà anche nel caso in cui non ci verrà riconosciuto nessun rimborso. Non metteremo nessuno alla porta..". Purtroppo questo invece è già accaduto in altri due hotel di Rivazzurra, che non fanno parte di ’Riviera sicura’. "Aspettiamo il confronto con la Prefettura nei prossimi giorni – conclude Salomone – Vedremo come intendono muoversi".