Un povero padre separato

Crisi e disagio

Padri separati (foto d'archivio)

Padri separati (foto d'archivio)

Rimini, 11 novembre 2019 - Vive nei dintorni della stazione di Rimini, è uno di quelli che la società ha respinto. Non è un barbone, non spaccia, non fuma, non beve. Dipinge. È un padre che non ha più i soldi per andare avanti, separato, finito per un cavillo del bravo avvocato della ex moglie, per strada.

Mario non ha più nulla da dire, la vita lo ha deluso e il suo fallimento è il fallimento di una società che non sa tutelare le famiglie in difficoltà. Mi racconta che lavorava in una fabbrica sulla superstrada di San Marino, poi un giorno gli hanno ridotto l’orario, fino a farlo stare a casa «perché non c’era più lavoro».

Mi dice che ha provato a chiedere il reddito di cittadinanza ma non avendo una residenza, non l’ha ottenuto. La sua disperazione è iniziata da lì, da quel lavoro che non ha più, dall’umiliazione della cassa integrazione che poi è finita anche quella. Sua moglie gli ha chiesto la separazione, e il figlio lo vede poco. «Separati dal fatto che la disperazione è meglio viverla da soli che insieme», aggiunge sconsolato.

Gli chiedo come vede il suo futuro. «Esiste un confine» cara la mia signora mi dice «quello dell’audacia. C’è chi ha l’audacia di chiedere, di proporsi, io dopo i primi no nei cantieri, dopo i primi curriculum stracciati, mi sono arreso e ora sono spazzatura. E a furia di “le faremo sapere” ho sviluppato la pigrizia. Vado fuori dall’istituto dove studia mio figlio e lo guardo da lontano. Non mi faccio vedere. Non sono certo il padre che lui vorrebbe. Così mi accontento di osservarlo crescere e quando vendo uno dei miei “quadri sghembi”, gli metto i soldi dentro la buchetta delle lettere di quella che una volta, era anche casa mia».