"Un salvagente per le imprese: il nuovo codice della crisi"

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"Lo scorso anno nella nostra Provincia si aprirono 51 procedure fallimentari, il 15,9% in più sul 2020. Con una produzione persa vicina ai 200 milioni. Se si fosse già avuto a disposizione il nuovo codice della crisi, entrato in vigore dal 15 luglio, subentrato alla legge fallimentare, vecchia di 80 anni, se ne sarebbero potuti evitare due terzi, oltre una trentina". Parla il presidente dell’Ordine dei commercialisti, ordinario di Economia aziendale all’Università di Bologna, Giuseppe Savioli (foto).

Un’opportunità importante in tempi come questi?

"I mesi che verranno saranno durissimi perché la crisi energetica arriva come una clava su un panorama ampio di aziende. In questo contesto è fondamentale saper cogliere i segnali di crisi in anticipo e lottare per la continuità aziendale. Spero che non sia uno tsunami simile al post ‘Lehman Brother’ che in tre anni costò al territorio circa 1,7 miliardi di euro".

Quali le novità del codice?

"Ne tratteremo diffusamente in un convegno che si terrà lunedì al centro congressi Sgr. Ci sono novità ‘estetiche’ come la soppressione del termine ’fallimento’ e ’fallito’, sostituite da ’liquidazione giudiziale’ e ’soggetto a liquidazione giudiziale’. Non ci saranno quindi più ’falliti’ ma solo imprenditori ’soggetti a liquidazione giudiziale’. Le novità significative per le imprese sono volte a prevenire le crisi aziendali e a favorire la loro continuità. Ciò limiterà il danno al tessuto economico sociale, ci saranno meno cessazioni, sarà più salvaguardata l’occupazione e ne gioveranno le imprese connesse".

Sarà complicato gestire la procedura?

"Arrivano nuove procedure per affrontare le crisi, ma anche nuovi obblighi e adempimenti.

Servirà adottare una struttura organizzativa, amministrativa e contabile che pianifichi e controlli la gestione, in modo da poter cogliere con anticipo i segnali della crisi - si stima fino a 3 anni prima - per intervenire tempestivamente. In sostanza, molte crisi sono del tutto prevedibili, ma gli imprenditori, a causa di un’assenza di adeguati assetti amministrativi, non ne riescono a cogliere i segnali".

Quante imprese sono a conoscenza del nuovo codice?

"Da un’indagine svolta intervistando 30 commercialisti della provincia di Rimini emerge che l’80% degli imprenditori è a conoscenza delle nuove disposizioni, ma solo il 10% si sta allineando".

Perché questo ritardo?

"Per due motivi: il primo è di natura economica. Adottare gli assetti richiesti dalla norma è costoso. Il secondo è di carattere culturale. Lo stile di direzione delle nostre piccole e medie imprese è informale, più intuitivo che pianificato".

m.gra.