"Un viaggio dentro me stesso"

L’avvocato riminese Paolo Righi ha percorso a piedi 800 chilometri fino a Santiago di Compostela

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A Rimini tutti lo conoscono come uno stimato avvocato, ma la scorsa estate Paolo Righi, 60 anni, ha messo temporaneamente da parte la toga e si è avventurato, per 29 giorni, in quello che ha definito "un viaggio verso la versione migliore di me stesso". Con uno zaino di ben otto chili sulle spalle, ha percorso a piedi gli 800 chilometri che separano San Jean Pied de Port, in Francia, da Santiago di Compostela, in Spagna: "la stessa distanza che c’è tra Rimini e Santa Maria di Leuca". Ora Righi è pronto a raccontare questa esperienza, "che appariva frutto di una decisione che all’inizio poteva sembrare folle, ma che grazie alla magia del Cammino è stata portata a termine". Lo farà il 18 ottobre in un incontro che si terrà alle 21 al Club Nautico.

A spingerlo ad intraprendere il viaggio sono stati da un lato lo "spirito di avventura" e dall’altro un forte desiderio di "ricerca spirituale, la voglia di trovare una nuova chiave di lettura della mia vita passata e futura". Il Cammino di Santiago "è caratterizzato da un’atmosfera di magia inspiegabile, ed è costellato di episodi semplici, ma allo stesso tempo indimenticabili, condivisi con persone sconosciute che con il passare del tempo si trasformano in veri e propri amici". "È stato un viaggio nel senso più completo e profondo del termine – racconta Righi – un viaggio che non si fa solo con il corpo, ma anche con l’anima e la mente: esso offre ci offre la possibilità di dedicare a noi stessi un momento di introspezione che può aiutarci a comprendere quanto ci sta accadendo intorno e a fare chiarezza sulle emozioni che stiamo provando". Le difficoltà naturalmente non sono mai mancate. "Non è stato facile passare dallo stress della frenetica società di oggi ad un nuova routine fatta di 30 chilometri da percorrere ogni giorno in compagnia di persone estranee con le quali camminare, mangiare e dormire. Ho dovuto affrontare momenti difficili dal punto di vista fisico e psicologico: se alla fine ce l’ho fatta, buona parte del merito va anche alla mia compagna, che mi ha raggiunto dopo circa metà del Cammino". Un’esperienza, precisa Righi, "che non è affatto esclusiva dei fedeli cattolici o di qualsiasi altro credo: essere religiosi non è un prerequisito. Le uniche cose indispensabili sono un cuore e un’anima aperti, la voglia di avventura e un po’ di preparazione fisica. Soprattutto però occorre essere pronti a vivere con rispetto e senza pregiudizi i luoghi e i momenti di spiritualità". "E’ stata – conclude Righi – un’esperienza indimenticabile, intensa ed emozionante, una grande sfida che indubbiamente mi ha fatto crescere e mi ha trasmesso una forte iniezione di fiducia".